Il presidente americano, Donald Trump, ha eliminato i vertici del Pentagono quattro giorni fa – a cominciare dal segretario alla Difesa Mark Esper – e li ha sostituiti con alcuni ufficiali dalla reputazione pessima e ora ci si chiede se non lo abbia fatto perché vuole ordinare un ritiro accelerato e totale dall’Afghanistan, invece che un ritiro graduale e legato alle condizioni sul campo – come previsto dagli accordi con i talebani. Entro novembre secondo la tabella di marcia il numero di soldati americani in Afghanistan scenderà a 4.500, poi a gennaio dovrebbe scendere a 2.500 e infine a zero nel maggio dell’anno prossimo. Ma la tabella di marcia dice che questa riduzione deve andare d’accordo con quello che succede nel paese, dove la violenza è in aumento e non soltanto i talebani sono in piena offensiva contro il governo ma ci sono anche attacchi dello Stato islamico. Lunedì scorso, mentre a Vienna un attentatore uccideva quattro persone, due stragisti dello Stato islamico sono entrati all’università della capitale Kabul e hanno lanciato granate su studenti e professori – ventidue morti e decine di feriti. La settimana prima lo Stato islamico aveva attaccato un centro per studenti sempre a Kabul e aveva ucciso 24 persone. I comandanti americani in Afghanistan dicono che non ci sono ancora le condizioni per il ritiro totale.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE