La legge elettorale per limitare l'opposizione, la riforma della Costituzione per distrarre dalla pandemia, l’acquisto del vaccino russo Sputnik V per contraddire l'Ue. Ci siamo distratti e in Ungheria è successa qualsiasi cosa
Il primo provvedimento preso da Viktor Orbán in Ungheria per limitare il propagarsi della seconda ondata di Covid-19 è stato chiudere le frontiere. Era inizio settembre e il numero dei contagiati in aumento ha spinto il primo ministro a fare, ancora una volta, quello che l’Unione europea aveva chiesto di non fare: chiudere unilateralmente e mettere a rischio Schengen. Se è vero che in tutta l’Europa centro-orientale, risparmiata dalla prima ondata, la seconda è più forte e meno controllabile, in Ungheria gli effetti sono più gravi che altrove. Al livello sanitario non è stato fatto nulla e, per evitare che i problemi economici aumentassero a causa di una nuova chiusura, Orbán ha deciso, molto in ritardo, di imporre delle restrizioni. Per lui la pandemia è un incidente di percorso che si è frapposto tra il suo governo e le elezioni del 2022, che lui e il suo partito Fidesz vogliono vincere a ogni costo. Per prepararsi a questa vittoria, il primo ministro ha deciso di lavorare su una nuova legge elettorale, una riforma costituzionale e le trattative con la Russia per acquistare le dosi del vaccino Sputnik V.
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