“Costruire un ponte verso il Venutunesimo secolo”. É questa la frase più famosa del secondo discorso di accettazione di Bill Clinton alla nomination democratica. Sembra un secolo fa. Anzi: è un secolo fa. Eppure, oggi, dopo 25 anni, siamo ancora qui a parlare di ponti da costruire. Soprattutto perché, negli ultimi quattro anni, sullo scranno più alto di Washington ha seduto un uomo come Donald Trump, che si è occupato di buttarli giù, i ponti. Così di ponti da ricostruire, di futuro da plasmare e non da subire, di legami e di unità, ha parlato, ancora una volta, intervenendo a una conferenza organizzata dalla Vanderbilt University, quasi trent’anni dopo quel discorso di Bill Clinton, Madeleine Albright, che del secondo mandato Clinton fu Segretario di Stato e, per così dire, Carpentiere in Chief, perché responsabile proprio di quella cruciale delega: costruire un legame tra il mondo e l’America e tra l’America al mondo. Al fianco di Albright c’era Colin Powell che le successe nel ruolo di Segretario di Stato nella prima amministrazione di George W. Bush e che nel costruire ponti fu volenteroso ma (spiace dirlo) molto più maldestro.
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