I francesi dovranno fare i conti con i desideri modernisti di monsignor Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi. Quest’ultimo, con la scusa della ricostruzione post-incendio, vorrebbe infatti rivoluzionare l’aspetto della cattedrale gotica. Ma c'è chi non ci sta
Per Didier Rykner, direttore della Tribune de l’art, sarebbe un “atto di vandalismo”. La ricostruzione à l’idéntique della cattedrale di Notre-Dame sembrava una questione archiviata dopo che la presidenza della Repubblica, lo scorso luglio, aveva dato il suo benestare preliminare al rifacimento della guglia di Viollet-le-Duc e del tetto della chiesa parigina secondo l’estetica originale. “Non ci sarà nessun gesto contemporaneo”, titolava trionfante, in estate, la stampa parigina. Ma i francesi, a partire da coloro che hanno fatto una donazione convinti di contribuire a un restauro rispettoso del patrimonio, non avevano ancora fatto i conti con i desideri modernisti di monsignor Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi. Quest’ultimo, con la scusa della ricostruzione post-incendio, vorrebbe infatti rivoluzionare l’aspetto della cattedrale gotica, con panche e vetrate concepite da artisti contemporanei, e percorsi luminosi psichedelici, più in sintonia con lo spirito del tempo.
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