Chi protesta non si limita più a scendere in piazza, ma sempre più spesso ricatta Tunisi bloccando le attività produttive. A Gabès, città costiera che ospita uno dei più importanti complessi industriali della Tunisia, l'ultimo caso
Dieci anni dopo le manifestazioni che hanno dato inizio alla rivoluzione del 2011, in quelle stesse zone dell’entroterra della Tunisia si continua a protestare. La crisi economica e sociale che da anni si abbatte sulle regioni interne del paese, esacerbata dal coronavirus, rappresenta un problema per il governo centrale: la capitale e le città costiere più benestanti dipendono dalla produzione di beni di prima necessità provenienti dalle regioni marginalizzate. Il disequilibrio è chiaro ai manifestanti, così chi protesta non si limita più a scendere in piazza, ma sempre più spesso ricatta Tunisi bloccando le attività produttive.
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