Tutto si può aggiustare e sistemare se sei il padrone di una nazione, ma cosa fai quando il fedelissimo dell’oscurantismo si fa trovare dagli europei mentre esercita la sua libertà, quella concessa in buona parte d’Europa ma non in Ungheria? Ipocrisia e moralismi c’entrano molto poco, anzi per niente: la libertà è proprio questa cosa qui
C’è una foto in bianco e nero che ritrae il premier ungherese Viktor Orbán assieme a József Szájer, l’europarlamentare che ha partecipato all’orgia gay di Bruxelles che è il talk of the town della settimana. La foto risale al 1990, è stata scattata al Parlamento ungherese, Orbán è irriconoscibile, Szájer ha già la montatura rotonda e la barba folta di oggi: leggono, sottolineandolo, il quotidiano Népszabadság, storico giornale della sinistra fondato durante la rivoluzione d’Ungheria e chiuso nel 2016 da uno di quei magheggi editorial-politici con cui Orbán ha annichilito la libertà di stampa nel suo paese. In questa immagine c’è tutto: la gioventù, l’amicizia, lo slancio liberale, lo studio, la politica, la curiosità, i sorrisi. In questa immagine c’è anche la crisi di oggi, trent’anni dopo, quando il progetto dei due amici si è compiuto in modo opposto rispetto alle premesse e a Orbán tocca decidere come gestire questo enorme scandalo che riguarda l’amico Szájer.
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