“Chi non vota, non mangia”, minaccia il numero due del regime Diosdado Cabello. Le promesse di Maduro a cui nessuno crede, l'opposizione inconcludente e un boicotaggio che vuole essere una richiesta d'aiuto alla comunità internazionale
“Se vince di nuovo l’opposizione, lascio la presidenza”, promette Nicolás Maduro. “Chi non vota, non mangia”, minaccia il numero due del regime Diosdado Cabello. Una carota e un bastone che illustrano il quadro in cui domenica 6 dicembre 2020 il Venezuela va alle urne. In realtà si vota solo per l’Assemblea Nazionale. Una vittoria dell’opposizione non obbligherebbe il presidente a dimettersi, ma siccome una maggioranza qualificata può votare la censura ai membri del governo obbligherebbe per lo meno a nominare d’accordo con i deputati quel vicepresidente che è di fatto un primo ministro alla francese. Quando però il 6 dicembre del 2015 la Tavola della Unità Democratica (Mud) si aggiudicò 112 dei 167 deputati non solo Maduro non sentì il bisogno morale di dimettersi. Invece di trattare con i vincitori convocò a Natale l’Assemblea per far nominare, in violazione di vari requisiti, quel nuovo Tribunale Supremo di Giustizia di fedelissimi che prima avrebbe tolto i poteri al parlamento ostile; poi lo avrebbe addirittura autorizzato a eleggere come anti-parlamento una Costituente che in realtà non fatto neanche una modifica costituzionale.
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