Biden nomina alla Difesa il generale anti-divo Lloyd Austin, che non gli complicherà le decisioni (ma la favorita era un’altra). Si erano conosciuti ai tempi del ritiro dall'Iraq dieci anni fa, il generale aveva previsto che lo Stato islamico sarebbe tornato.
Il presidente eletto Joe Biden ha scelto l’ex generale Lloyd Austin come prossimo segretario alla Difesa ed è un caso politico. Austin non è tra i comandanti militari che si sono fatti conoscere in questi anni per la loro visione intellettuale e per il rigore nel gestire la situazione sul campo, come David Petraeus o Jim Mattis, e la favorita per quel ruolo era una donna, Michèle Flournoy, ex sottosegretario alla Difesa con Barack Obama. Da molti la Flournoy era considerata un concentrato delle qualità giuste per comandare il Pentagono: supercompetente, aggiornata, capace di navigare nelle complesse procedure governative che a volte rallentano le decisioni e anche con un tocco di savoir faire quando si tratta di negoziare. Ma è molto antipatica ai gruppi di attivisti della sinistra americana, come tra gli altri le femministe di Code Pink che l’hanno definita “l’angelo della morte dell’impero americano”. L’ala radicale la vede come una militarista troppo legata ai grandi gruppi industriali. E per questo motivo ci si chiede: Biden ha preferito l’ex generale Austin alla Flournoy perché ha ceduto alle pressioni da sinistra? E quindi ha un po’ dato ragione alle critiche dei repubblicani, che durante la campagna l’hanno dipinto come un “ostaggio dei socialisti”? Non c’è abbastanza materiale per dire che Biden abbia ceduto, ma questa scelta parte da subito con l’aria di un ripiego, di un piano B.
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