Domenica a Minsk la temperatura è arrivata a meno tre gradi. Nevicava e della bandiera rossa e bianca che i manifestanti sventolano in segno di protesta, si vedeva soltanto il rosso. Nella capitale bielorussa, freddissima, ma come ogni fine settimana impegnata a manifestare contro il dittatore Aljaksandr Lukashenka, sono state arrestate trecento persone, nonostante, come ogni fine settimana, le proteste siano state pacifiche e ordinate. La nuova strategia è di evitare le strade grandi, i quartieri centrali, di sfilare in piccoli gruppi anche in zone più periferiche sia per far vedere che ormai il dissenso è capillare, sia per indebolire l’azione della polizia. Che però nel frattempo ha imparato a organizzarsi e a raggiungere, picchiare e arrestare anche nei quartieri meno centrali. La situazione non è cambiata dal 9 agosto, Lukashenka non rinuncia al potere, ma neppure i bielorussi rinunciano alla piazza e sembrano intenzionati a rimanerci anche con meno tre, meno cinque, meno quindici gradi. La leader dell’opposizione, che secondo lo spoglio indipendente sarebbe anche la vera vincitrice delle elezioni presidenziali, dice che sarà la tenacia il successo della protesta. Svjatlana Tikhanovskaya vive in esilio – come gran parte dell’opposizione è dovuta scappare, chi è rimasto, come Maria Kalesnikava, è in prigione – e in una recente intervista alla Süddeutsche Zeitung ha detto che sarà la pressione a portare i bielorussi alla vittoria e a nuove elezioni senza brogli. E’ questa l’unica strategia e, per sua stessa ammissione, sarà ancora lunga e forse i primi risultati si vedranno in primavera. Ma la pressione, ha sottolineato la leader, deve essere sia interna, e quella non manca, sia esterna, e quella è debole. Lo ha detto rivolgendosi all’Ue. Se c’è un cambiamento che le manifestazioni hanno portato è stato questo: prima l’opposizione voleva rimanere equidistante dalla Russia e dall’Ue. Adesso si rivolge soltanto a Bruxelles e le chiede di usare tutti i suoi mezzi. I manifestanti non si rivolgono né all’Ue né a Mosca, chiedono che Lukashenka se ne vada, chiedono la democrazia, e sono ancora convinti di potercela fare, anche da soli, di fine settimana in fine settimana. Dritti, fino alla primavera.
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