Le baruffe familiari tra i democratici sono quotidiane, anche se alcuni commentatori dicono che le conseguenze non saranno poi così profonde, perché Biden sa esattamente in che direzione vuole andare. In fase di nomine poi, i conflitti si acuiscono: non si può accontentare tutti, e i musi lunghi sono inevitabili
Nella sua rubrica “Altitude”, John Harris, fondatore di Politico, immagina una tweetstorm notturna del presidente eletto Joe Biden contro i democratici che continuano a criticarlo sulle nomine, sul tono pacificatore, sul nuovo punto di equilibrio su cui vuole far poggiare la sua prossima Amministrazione. Sono poche righe ma, per un attimo, fanno venire il terrore: se il trumpismo è tanto contagioso, siamo rovinati. Al contrario Harris sottolinea una differenza “psicologica” tra repubblicani e democratici: è impossibile immaginare un presidente democratico che bullizzi il suo partito nel modo in cui Donald Trump ha fatto con il Gop. Anzi, succede l’opposto, e il Partito democratico si mette a fare il bullo con il suo presidente: sembra che Biden abbia sulla schiena un cartello con scritto “colpiscimi”. Harris conclude con un buon consiglio di convivenza: il fatto che il presidente eletto non sia un bullo non vuol dire che gli piaccia essere bullizzato.
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