Benoît Payan è fiero delle sue origini italiane: lo sottolinea ogni volta quando lo intervistano. La sua, racconta, è la storia di un figlio dell’immigrazione, i cui trisavoli erano “arrivati in barca da Napoli con un unico bagaglio: la sete di vivere”, “pensavano di andare in America, ma è qui, a Marsiglia, che si sono rifatti una vita”. Da lunedì, questo quarantaduenne dagli occhi blu, militante socialista da quando ne aveva venti, è il nuovo sindaco della città focea, dopo le dimissioni dell’ecologista Michèle Rubirola, a causa di problemi di salute. “Ho consacrato la mia vita alle battaglie per la giustizia e alla difesa di coloro che non hanno voce in capitolo, che non hanno spazio nella Storia”, ha dichiarato Payan durante il discorso d’investitura, salutando il “coraggio” della Rubirola, che ricoprirà l’incarico di vice sindaco. E ancora: “So che sei una donna libera e forte. Voglio rendere omaggio alla trasparenza e alla sincerità del tuo gesto. Continueremo a lavorare assieme”. L’inversione di ruoli dei due architetti di Printemps républicain (Primavera repubblicana), coalizione di collettivi, partiti e movimenti di sinistra nata a gennaio a Marsiglia, ha scatenato, tuttavia, le proteste dell’opposizione. “E’ un hold-up politico”, ha attaccato Catherine Pila, consigliera comunale in quota Les Républicains. Stéphane Ravier, consigliere del Rassemblement national, ha affermato che l’elezione di Payan è più una “rapina ben preparata che un hold-up”, utilizzando un’immagine che più marsigliese non si può: “Signor sindaco, ha fatto un gran bel colpo, senza odio, senza violenza, senza armi. Lei è diventato una specie di Albert Spaggiari del Ps”.
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