Il ministro presidente del Nordreno-Vestfalia sembrava il candidato perfetto per guidare la Cdu e anche il più simile ad Angela Merkel. La pandemia però ha fatto venire fuori la differenza più grande: nelle crisi la cancelliera riesce a dare il meglio di sé, lui proprio no
Un detto tedesco sostiene che "am raschesten verwelken Vorschusslorbeeren", gli allori prematuri appassiscono rapidamente. La frase ricorda un po’ il significato del nostro “Chi entra papa in conclave ne esce cardinale”, ed è perfetta per descrivere l’ultimo anno vissuto da Armin Laschet, ministro presidente del Nordreno-Vestfalia e candidato alla guida della Cdu. Quando lo scorso febbraio la leader dei conservatori, Annegret Kramp-Karrenbauer (detta AKK), aveva annunciato le sue dimissioni, tutti pensavano che fosse finalmente arrivato il turno di Friedrich Merz, l’anti-Merkel per eccellenza. Sconfitto alle primarie del 2018 dalla candidata preferita della Cancelliera, aveva comunque conquistato oltre il 48 per cento del voto dei delegati: un capitale politico di tutto rispetto, con cui porsi alla guida del fronte ormai stufo di quindici anni di merkelismo. Ma il merkelismo ha sette vite come i gatti: e archiviata l’infelice esperienza di AKK, il nuovo erede designato è diventato Armin Laschet.
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