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Il vincitore morale o immorale del trumpismo è il genero Kushner

Michele Masneri

La sua ossessione, da sempre, è una sola: riabilitare il padre, l’amato Charles, che infatti è stato graziato da Trump

Alla fine il vero vincitore è lui, morale o immorale, di questi quattro anni sgangherati del “one time president” come sadicamente la Cnn ha preso a chiamare Trump. Non Melania, finita troppo poco sulle copertine di Vogue secondo le ultime recriminazioni ormai da “Salò”; non Ivanka che dovrà rimboccarsi le maniche per ritornare accettabile in partibus infidelium. Ma lui, il marito, il levigato Jared Kushner, il magrolino generone, consigliere un po’ su tutto, dal medio oriente alla Cina, un Arcuri del New Jersey però con fisico da fotomodello fluido. Si sa infatti che la sua ossessione, da sempre, è una sola: riabilitare il padre, l’amato padre Charles, che infatti è stato graziato. Questa grazia, una delle molteplici che Trump ha annunciato, dilapidando così un altro pezzo di dignità americana, è interessante perché innesca una serie di cortocircuiti.

 

Il padre di Kushner, Charles, è un soggettone: celebre immobiliarista, detto “il padrino ebreo del New Jersey”, famiglia di “holocaust builders”, come sono stati chiamati brutalmente, cioè ebrei arrivati dall’Europa devastata dal nazismo e ri-costruttori dell’America del Dopoguerra. Con entusiasmo hanno ricostruito: Charlie eredita dal padre, carpentiere poi messosi in proprio, una fortuna di palazzi – nel 1984 avevano quattromila appartamenti, nel 1999 diecimila. Epopea chiaramente tra Sopranos e Philip Roth: Charlie consolida e ingrandisce il patrimonio, mentre il fratello Murray vive all’ombra, non fa abbastanza soldi, addirittura sposa una gentile causando riprovazione e spaccatura in famiglia. Charlie finanzia università e sinagoghe, sponsorizza tutto lo sponsorizzabile tra cui le università che i figli non fulmini di guerra frequenteranno (dona 2,5 milioni ad Harvard, proprio l’anno in cui Jared, nonostante i brutti voti, viene ammesso). E’ amico di tutti, da Hillary a Murdoch. I rapporti tra i due fratelli però si guastano. Murray fa causa a Charles perché usa troppi soldi per finanziare politici e beneficenze varie. Come ripicca, Charles assolda una prostituta, lo fa sedurre e riprendere gli incontri sessuali per mostrare poi i video alla sorella Esther. Delicatissimo. Tutta questa macchinazione insospettisce l’allora procuratore del New Jersey, che apre un’inchiesta, che finirà col vecchio Charlie in galera, dopo aver patteggiato 18 capi di imputazione tra cui evasione fiscale e corruzione di testimone e finanziamento illecito, i reati per cui adesso è stato completamente graziato da Trump.

 

Pare che nei due anni in carcere non passasse giorno senza che il giovane Jared non andasse a trovarlo: lo considera un innocente vessato dalla storia. Si dice che la molla che lo fa andare avanti, il suo demone, è proprio riabilitare questo genitore carismatico, e di una possibile domanda di grazia si parlava già quattro anni fa. Jared ha anche un fratello piccolo (ha una startup di assicurazioni mediche) ma lui è il capofamiglia che ha tenuto insieme la famiglia e l’azienda nei momentacci (poi ci sono delle sorelle). Il vecchio Charlie invece è un tipo simpatico. Davanti a tutto lo sdegno del procuratore per le sue malefatte (assoldare una mignotta eccetera), disse in aula, sdrammatizzando: “Non credo di essere in fondo così orribile. Ma neanche così santo come mi dipingono i miei avvocati”. La cosa divertente è che l’allora procuratore, poi governatore del New Jersey e pezzo grosso del Partito repubblicano, non è altri che Chris Christie, pacioccone amico-nemico di Trump, che aveva provato a candidarsi alla Casa Bianca nel 2016, poi aveva appoggiato Trump, di cui doveva a un certo punto essere vicepresidente: ma è stato fatto fuori subito, per certi scandaletti emersi nella sua carriera politica (o, come sostiene Christie, per colpa del giovane Kushner, che lo odia). Di lì in poi i rapporti tra Christie e Trump sono cambiati: il giudizio del secondo sul primo è passato da “stellare” a “disastroso”. Christie si è pure preso il Covid nel temibile raduno super-spreader nel giardino delle rose della Casa Bianca (quello per annunciare la giudice Amy Coney Barrett): adesso è un patito di mascherine. E’ diventato a sua volta molto severo con Trump, e non esclude di candidarsi nel 2024. Ricordando i gloriosi anni da procuratore, ha detto che la grazia a Kushner non toglie nulla allo “straordinario lavoro compiuto” dal suo ufficio. E, pure, “non dimentichiamoci che non è mai andato a processo. Si dichiarò colpevole”, ha sottolineato. Adesso ci si chiede soprattutto cosa farà Jared, competente in tutto ed esperto in niente: e pure con un padre finalmente incensurato.

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).