Basta Grand Tour, basta Erasmus, da adesso i britannici in giro per il mondo faranno il Turing. Visto che l’Erasmus costava troppo e manteneva quella spiacevole patina europea che di questi tempi a Londra si porta poco, Boris Johnson ha preferito aggiungere un po’ di panache alla rinuncia a un programma in cui in passato aveva promesso di voler restare, inaugurando fin da subito un nuovo “brand” della Global Britain: uno schema che darà “agli studenti la possibilità di andare non solo nelle università europee ma anche nelle migliori università del mondo”. Costerà più di 100 milioni di sterline per il 2021-22 e permetterà, nelle intenzioni del ministero per l’Istruzione, a 35 mila studenti all’anno di andare a studiare all’estero per dodici mesi da settembre prossimo. Negli anni accademici successivi i fondi verranno decisi durante la spending review, ma il ministro dell’Istruzione Gavin Williamson ha garantito, con lessico molto “brexiteer”, che Turing rappresenta senz’altro un “uso migliore dei soldi dei contribuenti” rispetto ai 200 milioni di sterline di Erasmus. La scelta del nome è brillante: Alan Turing è il matematico che contribuì a decriptare le comunicazioni tedesche durante la Seconda guerra mondiale a Bletchley Park, una figura mitica dalla vita tragica – accettò la castrazione chimica invece del carcere come condanna per la sua omosessualità – perdonato ufficialmente solo nel 2009 e interpretato da Benedict Cumberbatch in un bel film di qualche anno fa.
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