Presidente che vai, giornalismo che trovi. Nel 2008 buona parte della stampa americana si innamorò di Barack Obama e dei suoi agili tiri da tre. Poi, otto anni dopo, la stessa stampa si divertì a creare un caso, laddove un caso non c’era, ossia nella casella mail di Hillary Clinton, convinti, come tutti, che Donald Trump non avrebbe mai vinto. Poi invece (anche per effetto dei solerti articoli sul Mailgate) Trump ha vinto e, con la sua presidenza, ha fatto cambiare un sacco di cose, incluse le regole del giornalismo. Per quattro anni, con i suoi toni, i suoi modi, le sue bugie, Trump è stato un pifferaio magico capace di fare in modo che, in America, non si parlasse di altri che di lui. Per quattro anni, l’agenda di giornali e giornalisti è stata dettata e occupata dal solo Trump, dalle sue bugie e stramberie e intemerate su Twitter.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE