L’immagine del Campidoglio devastato, con i sostenitori di Trump seduti dietro la scrivania di Nancy Pelosi, che usano la sua carta intestata, che si scattano fotografie con i simboli della loro democrazia calpestata, pronti per metterle sui social, deve essere piaciuta molto a Vladimir Putin. Il presidente russo non ha reagito, non ha parlato, qualche suo sottoposto deve averlo fatto per lui. Per esempio, la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha scritto su Facebook che finalmente adesso gli Stati Uniti la smetteranno di definirsi la miglior democrazia del mondo. Quelle immagini così devastanti sembravano uscire da uno di quei post di notizie false che in questi ultimi anni abbiamo visto spuntare dai social, molti condivisi da account riconducibili a un’opera di disinformazione da parte della Russia. Mercoledì notte il Cremlino ha visto la dimostrazione del fatto che qualcosa del lavoro fatto nella sua guerra dell’informazione ha dato i suoi frutti, ha riempito il Campidoglio, le televisioni e i social. Alla Russia non è mai interessato Donald Trump, il presidente incendiario era soltanto parte del progetto, della volontà di vedere finalmente un’America con le corna in testa pronta a creare caos nel nome di un broglio inesistente.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE