Uno degli ultimi atti dell'Amministrazione Trump riguarda un passaggio per la "normalizzazione" delle relazioni con la Repubblica di Cina, il nome formale di Taiwan. Abbandonare la "One China Policy" potrebbe avere conseguenze serie per i rapporti con Pechino
Il 9 gennaio il segretario di stato americano Mike Pompeo ha annunciato l'eliminazione “delle restrizioni autoimposte” nella relazione tra gli Stati Uniti e la Repubblica di Cina, il nome formale dell'isola di Taiwan. La notizia è stata accolta con prudenza dagli osservatori, perché ogni volta che si parla di Taiwan, delle relazioni sino-taiwanesi o dei rapporti tra Washington e Taipei gli analisti ricordano la necessità di agire con cautela, attraverso negoziati diplomatici e cercando la concertazione tra le parti in causa. Le relazioni tra Cina, Taiwan e America si basano su una complessa serie di compromessi, dove l’equilibrio è legato a interpretazioni spesso discordanti di singole parole o espressioni. Nella vasta bibliografia sulle relazioni tra gli Stati Uniti e Taiwan l’aggettivo “kafkiano” compare in maniera frequente, solo i paper accademici riescono a evitare il riferimento allo scrittore ceco attraverso le citazioni di dichiarazioni e atti legislativi. Ogni cambiamento nei rapporti rappresenta un possibile pericolo nell’equilibrio delle relazioni nello Stretto di Taiwan, definito da Robert Kaplan come "il campo di battaglia definitivo del 21° secolo”.
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