Ma quale censura. Una piattaforma social è una società privata della comunicazione, come lo sono i giornali. La libertà di stampa non è pubblicare tutto, ma dare a tutti la possibilità di mettere su un giornale o un’impresa editoriale per esprimere opinioni contrapposte
Una piattaforma come Twitter è un’impresa e una società privata della comunicazione. Anche i giornali lo sono. Twitter ti esclude, i giornali ti escludono, un tuo post è bannato o corretto con un avvertimento, il tuo account è sospeso, questo articolo non si pubblica, questa notizia è falsa o incendiaria, posso riportarla con un’avvertenza al lettore. C’è l’analogia, e come se c’è, ma imperfetta. Perché la piattaforma del web non nasce per selezionare e organizzare il mondo secondo i criteri di una borghesia illuminata, come con la stampa nel Settecento inglese, e in parte a seguire, si impone al contrario come una accessibilità universale e eguale, gratuita. L’avvento di questa formula ha reso il nostro contesto sociale più poroso, meno filtrato da una cultura selettiva, più vasto, eccezionalmente più vasto, e ancora più esposto a meccanismi di manipolazione commerciale, psicologica e se vogliamo anche politica (anche un po’ più schifoso, se vogliamo, ma su questo ora si può forse sorvolare).
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE