Questa mattina – ha detto Alexei Navalny in un video su Instagram – ho fatto i miei esercizi e ho capito che il momento che stavo aspettando è arrivato, forse sono quasi in salute e posso tornare a casa”. Arriverà all’aeroporto Vnukovo di Mosca domenica. Da agosto è in Germania, dove è stato trasferito dopo che una squadra di agenti dell’Fsb, che lo seguiva da anni, ha cercato di avvelenarlo con un potente agente nervino, il Novichok. Si è salvato per tre ragioni, nessuna scontata e nessuna prevista dai servizi: l’atterraggio di emergenza del pilota a bordo dell’aereo in cui si è sentito male, la puntura di atropina dei medici di Omsk e il soccorso offertogli dalla Germania di Angela Merkel. Senza queste tre condizioni, il volto più famoso dell’opposizione russa sarebbe morto. Mentre era ancora in coma, il Cremlino si preparava già per il suo ritorno, i suoi conti bancari sono stati bloccati, il suo appartamento di Mosca confiscato, ma dopo le ultime indagini e l’ammissione involontaria di un agente dell’Fsb che al telefono con lo stesso Navalny, che si fingeva un suo superiore, ha raccontato nel dettaglio come sono andate le cose, in pochi si aspettavano che Vladimir Putin avrebbe creato le condizioni per il suo rientro.
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