Dall'hip hop al soul, passando per reggae e sonorità africane, fino ai grandi classici. Un piccolo viaggio nella musica preferita della Harris, dove si curano le ferite dell’America
Figlia di una ricercatrice indiana e di un economista giamaicano, Kamala Harris, vicepresidente eletta, cresce avendo come contesto culturale l’impegno politico dei suoi genitori nei movimenti sociali degli anni Sessanta e Settanta, ma fin dal periodo universitario ad Hastings in California molti suoi detrattori la dipingono più come una spietata arrampicatrice sociale dedita alla carriera che come una paladina dei diritti civili o un’attivista in stile Angela Davis. Diventata anni dopo procuratrice distrettuale a San Francisco si fa notare per la sua determinazione e per un atteggiamento ritenuto forse troppo accondiscendente con i metodi spesso brutali della polizia locale. Ondivaga anche la sua posizione sulla pena di morte, tema sempre attuale e dibattuto negli Stati Uniti. Troppo liberal per i conservatori che la detestano e troppo poco di sinistra per i più radicali, Kamala resta comunque una scommessa molto interessante anche in vista di una sua possibile candidatura alle elezioni presidenziali del post Biden.
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