La ragione per la quale fa impressione che Alan Friedman dica, ridendo, che “Trump si mette in aereo con la sua escort, ops, la sua moglie” in uno studio televisivo che non è Galline da combattimento ma Uno Mattina, non è che sia mancata una massiccia levata di hashtag (che peraltro forse arriverà, ci vuole tempo, la bolla non guarda la tv generalista, e infatti il fattaccio è successo ieri mattina e Michela Murgia ha segnalato su Instagram, e Libero ne ha scritto, e Friedman prima ha detto che non c’era niente da rimproverargli perché si era confuso nella traduzione e poi si è scusato – di Louis C.K. ce n’è uno solo, e nessuno ha imparato da lui che non ci si scusa e non ci si giustifica: si riconosce, punto – e il giorno dopo, a cerimonia conclusa, cerimonia che nessuna voleva rovinare, essendoci poetesse e pop star ragguardevoli a farci credere che l’America è tornata il paese dei sogni e dei progressi e dei progressisti, ce ne siamo resi conto tutti, Selvaggia Lucarelli su Twitter ha scritto che per una battuta sui capelli di Giovanna Botteri si sono scatenate le guerre puniche e per un escort al massimo c’è stata un’alzata di sopracciglio).
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