crisi Covid a Manaus
"E adesso si muore perché manca l'ossigeno". Viaggio nel disastro sanitario del Brasile
L'isolamento dello stato di Amazonas, invece di proteggerlo ha amplificato i problemi. "Il virus è molto più trasmissibile e il peggioramento è molto più veloce" dice il presidente della Croce Rossa. Molti giovani in Pronto Soccorso, centinaia di morti al giorno nella regione. Le responsabilità del governo Bolsonaro
“L’ossigeno è finito in tutta l’unità. La gente sta morendo”. Manaus, Brasile, stato di Amazonas. L’appello di questa infermiera a metà gennaio annuncia la crisi dell’ossigeno in tutta la regione. La crescita del numero dei contagi da Sars-Cov-19 ha saturato gli ospedali, chi ha sintomi da Covid-19 è invitato a curarsi in casa con l'ossigeno. Ma le scorte finiscono in poco tempo. “La particolarità di Manaus è di essere isolata, si può raggiungere solo via aereo o via fiume. Questo avrebbe dovuto proteggerci, invece è successo il contrario. Il virus si è sviluppato in maniera aggressiva”, racconta David Tuniz italiano da anni a Manaus in riferimento alla variante brasiliana di cui non si sa ancora molto. "È molto più trasmissibile e il peggioramento è molto più veloce" dice il presidente della Croce Rossa Mário Aníbal Gomes Junio che da marzo 2020 si occupa proprio di curare in casa i pazienti Covid.
Il bollettino di domenica 24 gennaio segnalava che solo ieri nello stato si sono trovati 1.152 nuovi casi e sono morte 95 persone. Joana Feitoza infermiera al Beneficente Portuguesa di Manaus racconta: "Molti ospedali hanno chiuso le porte dei Pronto Soccorso, per occuparsi di chi già è ricoverato. Stiamo affrontando diversi problemi: sovraffollamento in tutti gli ospedali pubblici e privati, mancanza di posti letto anche nelle Terapie Intensive con lista di attesa per poter accedere". Sulla variante brasiliana dice: "Al decimo giorno dall’inizio dei sintomi il quadro clinico si aggrava rapidamente. Arrivano molti più giovani".
Manaus ha fatto notizia a livello internazionale ad aprile dopo che un'ondata di morti per Covid ha costretto le autorità a scavare fosse comuni nella terra rossa della città. Nove mesi e più di 210.000 morti dopo, la situazione è, se possibile, anche peggiore. Dalla scorsa settimana, circa 200 corpi al giorno vengono sepolti a Manaus, rispetto ai soliti 40. Molti ospedali hanno esaurito l'ossigeno che sosteneva i pazienti Covid, apparentemente a causa di una catastrofica incapacità del governo di prevedere l'entità del disastro imminente. Il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, ha banalizzato le conseguenze di Covid-19 anche se il bilancio delle vittime nel suo paese è salito in modo drammatico, fino a diventare il secondo più alto al mondo per numero assoluto di morti (dopo gli Stati Uniti). "Bolsonaro è il colpevole ideologico di questa situazione”, dice David Tuniz. "Avere a che fare con un presidente 'negazionista' che dice che la mascherina non serve, che basta fare sport per non prendere Covid, che non è altro che una influenza, non ha permesso a molte persone di prendere coscienza della situazione. Non lo dico per partigianeria politica, ma perché in questo momento ci sarebbe dovuta essere una chiamata alla responsabilità".
Il ministro della salute, Eduardo Pazuello - un generale dell'esercito senza esperienza medica - ha visitato Manaus alla vigilia della crisi sanitaria della scorsa settimana, ma ha puntato sui "trattamenti precoci" con idrossiclorochina (una soluzione che si è rivelata inefficacie) promossi dal suo presidente piuttosto che preoccuparsi di risolvere l'imminente mancanza di ossigeno.
"Se non mettiamo immediatamente in atto una campagna vaccinale più aggressiva, quello che è successo a Manaus accadrà nel resto del paese", ha detto al Guardian Marcus Lacerda, specialista in malattie infettive della capitale di Amazonas. "Dobbiamo vaccinare le persone." ma questo potrebbe non essere facile. L'inoculazione è iniziata domenica scorsa, settimane dopo altri paesi latinoamericani come Cile e Messico. Ma il Brasile, che ha 212 milioni di cittadini, finora si è assicurato solo 6 milioni di dosi di CoronaVac cinese e 2 milioni di dosi del farmaco di AstraZeneca/Oxford.
I conservatori inglesi