C’è un numero importante da guardare per capire la portata delle proteste in Russia del fine settimana scorso. Il 42 per cento delle persone che hanno manifestato a Mosca non aveva mai partecipato prima a un corteo contro il Cremlino. In questo numero non c’è soltanto la grandezza dell’evento, ma anche la novità. E’ comparso un sentimento diverso tra i russi, un’energia che ha unito un’opposizione frammentata, che ha legato rimostranze che fino a questo momento erano rimaste divise. In piazza c’erano i sostenitori di Alexei Navalny, l’oppositore di Vladimir Putin più famoso, ma c’erano anche comunisti, liberali, nazionalisti e filo occidentali, c’erano i cittadini che non erano lì soltanto per Navalny, le sue idee, le sue inchieste, il suo eroismo, ma erano lì per quello che il Cremlino gli ha fatto: l’avvelenamento con un agente nervino potentissimo, il Novichok, e poi l’arresto. A Mosca, secondo Reuters, sabato c’erano più di 40 mila persone, la protesta è stata molto estesa, diverse città della Siberia sono scese in strada contro l’illegalità e l’impunità, in tutta la Russia erano più di cento. Come ha notato Alexander Baunov, del Carnegie di Mosca, non c’era soltanto l’intellighenzia della capitale, che ha sfilato dopo la morte di Boris Nemtsov nel 2015 e che in passato forse non sarebbe scesa in piazza per Navalny: c’erano i russi, c’era la loro stanchezza, la loro preoccupazione, la loro rabbia e c’era l’inizio di un movimento di opposizione composto da tante realtà che per la prima volta hanno accettato di farsi vedere unite.
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