Il governo di Boris Johnson ieri ha chiesto all’Unione europea di non lanciarsi nel “nazionalismo sui vaccini”, dopo che la Commissione di Ursula von der Leyen ha minacciato di instaurare un sistema che permetterebbe di bloccare le esportazioni delle dosi prodotte nell’Ue in risposta al taglio delle consegne da parte di AstraZeneca. “Il nazionalismo sui vaccini è la strada sbagliata da prendere”, ha detto il sottosegretario responsabile per le vaccinazioni, Nadhim Zahawi. Può sembrare paradossale che l’appello venga da un governo che, battendo la grancassa del nazionalismo, ha fatto la Brexit e che si trova ai primi posti per il numero di persone vaccinate contro il Covid-19. Eppure il rischio di una guerra globale sui vaccini, combattuta a colpi di divieti di esportazioni di dosi o componenti per la loro fabbricazione, è reale. E tutti hanno da rimetterci, nel momento in cui le società farmaceutiche affrontano difficoltà nei processi produttivi e si affidano alla catena di approvvigionamento della globalizzazione per realizzare e distribuire le loro dosi.
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