Nel gop devono scegliere cosa fare del trumpismo e dei suoi figli. Per ora scelgono di far convivere la Cheney e la Greene, ma sanno che non durerà. Storia di un riposizionamento valoriale che ci riguarda
Dopo cinque ore di riunione, il Partito repubblicano alla Camera americana ha votato con scrutinio segreto per confermare Liz Cheney come numero tre del partito, nonostante sia a favore dell’impeachment dell’ex presidente Donald Trump, e per confermare (e applaudire) Marjorie Taylor Greene nella commissione Istruzione e Lavoro del Congresso, nonostante abbia sostenuto idee complottiste di QAnon. Come ha scritto Mike Debonis sul Washington Post: “Il Partito repubblicano ha fatto la scelta più ovvia: mantenere la big tent, anche se dentro c’è un gran casino”. La resa dei conti è rimandata: ci sono attività che i partiti politici tendono a evitare o procrastinare, anche se sanno di non poterlo fare all’infinito. Prima o poi bisogna scegliere, come stiamo vedendo anche noi in Italia, dove il mandato a Mario Draghi impone a tutte le forze politiche di schierarsi a favore o contro un approccio moderato, negoziato, di buon senso alla gestione di un paese. Il riposizionamento, come per il Gop americano, non segue le linee partitiche, anzi le spezza in modo netto, e pretende una risposta urgente.
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