Salekh Magomedov e Ismail Isaev, 20 e 17 anni, erano fuggiti dalla Cecenia grazie alla ong “Rete lgbt russa” che aveva già messo in salvo dalle persecuzioni numerosi omosessuali ceceni. Il 4 febbraio sono stati prelevati dalla polizia assieme agli agenti dell’Fsb a Nizhny Novgorod e riportati in Cecenia. Né avvocati né genitori sanno dove si trovino, i due rapiti sono ora indagati per fiancheggiamento del terrorismo islamista, nonostante sui loro canali Telegram postassero immagini irriverenti del Corano affiancato alla pancetta. Lo stesso giorno, all’altro capo della Russia, le ruspe hanno raso al suolo la tendopoli degli ambientalisti a Shies, proprio mentre un tribunale di Pietroburgo si apprestava a dare loro ragione nella lotta contro il progetto che sarebbe dovuto riconvertire un tratto di di taigà in una gigantesca discarica per rifiuti provenienti da Mosca. Il progetto era stato bloccato da Vladimir Putin in persona, costretto a cedere a una protesta autenticamente popolare e spontanea, ma invece è stato smantellato l’accampamento degli attivisti, arrestati dalla polizia.
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