Il direttore Baquet ha detto che McNeil ha sbagliato, ma che le sue intenzioni non erano “cariche d’odio né maliziose” e quindi bisognava dargli “un’altra chance”. 150 dipendenti in una lettera dicono: le intenzioni non contano, McNeil ha utilizzato una parola proibita, deve essere rimosso.
Donald McNeil è un giornalista americano il cui nome forse non vi dice niente ma che molto probabilmente avete letto di recente: al New York Times dal 1976, corrispondente dall’Africa e dall’Europa per molti anni, oggi 67enne, McNeil è specializzato in scienze, salute e soprattutto epidemie. Ha scritto del virus Hiv, di malaria, influenza suina e aviaria, di Zika, Ebola e naturalmente del coronavirus. Nell’ultimo anno la sua competenza è stata molto utile ai lettori e anche per il New York Times: nell’incertezza emotiva e informativa della pandemia, McNeil è uno di quei giornalisti che hanno fatto la differenza. C’è chi dice che il Pulitzer è assicurato, ma intanto non ha più il suo posto di lavoro: è stato licenziato.
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