Finora il M5s era stato il partito più vicino alla Cina. Poi c'è stata la conversione atlantista di Di Maio. Ma per costruire una politica estera coerente serve avere le idee chiare e la fiducia degli alleati. Di Mario Draghi è difficile trovare anche solo un virgolettato su un media cinese, ed è il funzionario che menziona meno la Cina nei suoi discorsi. Da presidente della Bce, mise la firma sul primo investimento in valuta cinese per le riserve ufficiali. Ecco come, secondo gli esperti, si costruisce un rapporto sano con Pechino
Draghi e il Dragone. E’ l’espressione che si sente ripetere più spesso in questi giorni tra chi si occupa di affari asiatici ed europei. L’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi, in Italia, è stato notato da tutti anche al di là del Pacifico, soprattutto per il peso specifico della figura che si è insediata a capo del nuovo governo italiano. E’ una notizia, considerato che negli ultimi anni le complicate vicende politiche del nostro paese, l’instabilità, i cambi di maggioranze e di governi, avevano reso l’Italia poco attraente agli occhi dei paesi asiatici. I diplomatici di stanza a Roma per un lungo periodo di tempo, almeno dalla fine del governo Gentiloni e l’inizio del governo gialloverde, a volte preferivano evitare i dettagli nei report da inviare periodicamente ai rispettivi ministeri degli Esteri: la politica italiana era troppo poco coerente e complicata per venirne a capo in maniera efficace. E invece adesso tutti conoscono Draghi, tutti hanno avuto a che fare con Draghi, e sono tornati anche l’interesse e la curiosità per l’Italia da parte dei paesi extra-Ue. “Il presidente Moon Jae-in vorrebbe tenere un bilaterale con Draghi il prima possibile, forse proprio in occasione del G7”, dice al Foglio una fonte governativa sudcoreana. Il summit dei grandi della terra quest’anno si tiene in Cornovaglia a giugno, e per la prima volta sarà esteso a tre leader di potenze asiatiche: l’India di Narendra Modi, l’Australia di Scott Morrison e la Corea del sud di Moon. Tre potenze che hanno soprattutto una cosa in comune: cercare di frenare la politica assertiva cinese. Secondo la fonte del Foglio, anche la presidenza del G20 italiana, con Draghi al comando, assumerà tutto un altro valore: “Tutti vogliono incontrarlo perché tutti lo conoscono”, dice. Il G20, il foro internazionale che riunisce le principali economie del mondo, quest’anno si terrà per la prima volta in Italia, e serve uno sforzo organizzativo spaventoso. Il piano è di farlo a Roma il 30 e 31 ottobre, e infatti tra le sedi diplomatiche dei paesi industrializzati è già partita la corsa alle prenotazioni degli hotel di lusso della capitale – sperando che la pandemia permetta di organizzarlo in presenza, come sarà per il G7 inglese. Il nuovo piano vaccinale di Draghi è una sfida anche in questo senso. E c’è da giurare che al summit di giugno, il primo vertice internazionale con l’ex governatore della Banca d’Italia alla guida del governo italiano, si parlerà soprattutto di un argomento: la Cina.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE