E’ morto il conduttore radiofonico più seguito del paese. La sua fortuna è tramontata con l'arrivo di Donald alla Casa Bianca, solo sul finale del suo mandato l'ex presidente si è accorto del potenziale alleato che aveva lasciato indietro
Paradossalmente le fortune di Rush Limbaugh, la star della radio americana conservatrice, morto oggi a 70 anni d’età, sono tramontate allorché Donald Trump è arrivato alla Casa Bianca. In passato, Limbaugh dai microfoni del suo show, “che non aveva bisogno di ospiti, perché l’attrazione era lui”, aveva agito da braccio armato dei trionfi della famiglia Bush, salvo affrancarsi dal casato texano sostenendo che non fossero veri repubblicani, perché non condividevano le idee più radicate della base conservatrice del paese. Così facendo, fumando sigari e sibilando profezie contro le élite, Rush aveva finito per prendere le distanze dall’acquario repubblicano, abiurando perfino Newt Gingrich, di cui era stato fervente sponsor, trasformandosi nell’ideologo dei Tea Party, promulgandone il verbo dalle autoradio negli interminabili ritorni a casa dei pendolari.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE