L'America è tornata, ma Germania e Francia fanno qualche passo indietro, pur riconfermando i valori comuni dell'Alleanza atlantica. Stephens, veterano del Ft, ci racconta il peso della riluttanza tedesca all’abbraccio di Biden
Roma. Ieri sul palco della conferenza di Monaco si sono incontrate tre idee di atlantismo. Quella del presidente americano Joe Biden, lì per dire che l’America è tornata ma che ha bisogno di rassicurazioni da parte dell’Ue. Quella di Emmanuel Macron, fatta di collaborazione sì, ma anche di ricostruzione e riforme. Sono finiti i tempi trumpiani e che la Nato è “cerebralmente morta” ora va detto con toni più garbati. L’altra visione è quella di Angela Merkel, la cancelliera uscente, che ha guidato la Germania per quindici anni, ed è stata la prima a rendersi conto, nel 2016, che con Donald Trump alla Casa Bianca i rapporti con gli Stati Uniti sarebbero cambiati. “Sappiamo che non andremo d’accordo su tutto”, ha detto ieri a Biden sottolineando però che i valori comuni rimangono. Ha detto di essere pronta a un nuovo capitolo delle relazioni transatlantiche, ma la cancelliera è pragmatica e del pragmatismo ha fatto anche una delle note portanti della politica del suo governo “soprattutto negli ultimi anni”, dice al Foglio Philip Stephens, storico commentatore del Financial Times.
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