In quattro fasi
La marcia inglese fuori dal lockdown
Le parole chiave, le tappe, i dati e le attese del governo di Boris Johnson. La libertà ritrovata ha anche una data: il 21 giugno
La logica della roadmap britannica è di ricominciare ad avere una piccola socialità all’aperto e poi piano piano – tra una fase e l’altra ci sono cinque settimane più o meno – recuperarla anche nei luoghi chiusi
La giornata in cui il premier britannico, Boris Johnson, ha annunciato la sua roadmap verso la normalità post pandemia è iniziata con la sintesi del tabloid Sun: “March to freedom” – “march” è sia marzo sia marcia, “freedom” è tutto quel che si aspettano gli inglesi, e non solo loro. La riconquista della libertà ha delle parole chiave – “all’aperto”, “cautela”, “se i dati lo permettono”, "irreversibile" – ed è articolata in quattro fasi.
La prima. L’8 marzo riapriranno le scuole (e le attività sportive all’aperto), anche se i sindacati degli insegnanti hanno chiesto una riapertura scaglionata. Si potrà tornare a far visita ai pazienti delle case di cura che hanno spazi all’aperto, e tener loro la mano. Negli spazi pubblici all’aperto ci si potrà sedere l’uno accanto all’altro (in due) anche con una persona che non ti vive in casa. Dal 29 marzo, quando inizia la pausa pasquale, ci si potrà assembrare in sei persone o due famiglie, sempre all’aperto: per la fine di aprile, il governo inglese prevede che tutti gli adulti avranno avuto almeno la prima dose di vaccino. La seconda fase inizia alla fine di aprile: potranno riaprire ristoranti e pub che garantiscono misure di sicurezza anti Covid e con servizio all’aperto; anche i campus delle università potrebbero ottenere il via libera per il ritorno in presenza degli studenti. La terza fase è prevista per la fine di maggio: riaprono i locali anche al chiuso e saranno possibili piccoli viaggi famigliari all’interno del Regno Unito ma con restrizioni sul mescolamento tra nuclei che non vivono insieme. Il 21 giugno è la data in cui i limiti alla socialità, ai contatti, saranno tolti. La quarta fase, a luglio, è quella che permette un riavvicinamento anche tra non congiunti e anche al chiuso e soprattutto la riapertura delle strutture del settore turistico.
In Inghilterra come anche in America il momento della normalità è associato a immagini con cieli azzurri e aquiloni: “L’estate in cui torna il mondo” è il titolo di un articolo sull’Atlantic molto citato e ripreso perché sa di marcia verso una ritrovata libertà.
La logica della roadmap britannica è di ricominciare ad avere una piccola socialità all’aperto e poi piano piano – tra una fase e l’altra ci sono cinque settimane più o meno – recuperarla anche nei luoghi chiusi. La cautela è massima, si continuano a ripetere le fonti di Downing Street (ci sono stati molti leak negli ultimi giorni che hanno creato grandi aspettative sulla liberazione imminente: ora il governo deve mettere dei freni), così come l’attenzione ai dati: se le misurazioni del contagio e il ritmo dei vaccini alterano le previsioni di oggi, come è possibile, il tempo delle diverse fasi si allungherà.
Ai dati monitorati quotidianamente vanno anche aggiunte le considerazioni del Sage, il consiglio scientifico del governo, che ha elaborato studi e dossier che sono alla base della mappa per la riapertura. Per esempio, secondo il Sage l’impatto del contagio sui ragazzi che vanno alla scuola primaria e secondaria è “moderato”, ma non omogeneo nemmeno in questa fascia d’età che è in generale considerata meno vulnerabile al coronavirus. Il problema poi sono gli adulti a casa: su questo i dati del Sage non sono univoci, e anche per questo gli insegnanti protestano molto per la riapertura non scaglionata. Maggiore fiducia invece c’è sul concetto di “all’aperto”: su questo, gli scienziati britannici sono abbastanza unanimi e dicono con una “high confidence” che gli assembramenti all’esterno sono il modo più sicuro per recuperare un po’ di socialità. Sui negozi che vendono beni non essenziali e su ristoranti e pub invece ci sono più perplessità, mentre sul settore del turismo che pure è molto sensibile non sono stati pubblicati dati ufficiali.
Secondo i commentatori, nella retorica del governo prevale l’esigenza di cautela, ma nei fatti c’è una gran voglia di Johnson di far fruttare il fatto di aver creato una campagna di vaccinazione efficace. Secondo i dati pubblicati domenica, sono stati vaccinati 17,6 milioni di inglesi e per l’estate la copertura sulla popolazione adulta è garantita, almeno per quel che riguarda la prima somministrazione di vaccini. Il governo sa che ci vuole molta attenzione e che bisogna essere pronti a rivedere la “strada a senso unico verso la libertà”, come ha detto Johnson: il mondo “zero Covid” è ancora un’utopia.
Dalle piazze ai palazzi