Il personale della scuola dice: “C’è una battuta che gira tra di noi: ‘Non lasciare che uno studente ricco ti faccia rapporto, perché se lo permetti, sei finito’”; oppure: “Non so se credo nel privilegio bianco, credo nel privilegio dei soldi”
“Le scrivo per dirle che a partire da oggi mi dimetto” dal mio lavoro presso lo Smith College. “Non è stata una decisione semplice”, perché ho frequentato questa scuola, perché mi piace il mio lavoro, perché sono divorziata e ho due figli e non ho un’altra offerta di lavoro, “ma non ho scelta. L’ambiente ostile per quel che riguarda la questione razziale cui mi ha sottoposto il college negli ultimi due anni e mezzo mi ha debilitato fisicamente e mentalmente”. Inizia così la lettera di dimissioni di Jodi Shaw indirizzata al rettore dello Smith College, Kathleen McCartney, e pubblicata interamente da Bari Weiss, la giornalista che si è dimessa dal New York Times-diretto-da-Twitter. La Shaw, ex alunna di questa scuola privata femminile del Massachusetts, dice che “in nome del progresso sulla questione razziale” lei ha finito per essere discriminata in quanto bianca: quando lavorava in biblioteca, le fu impedito di fare una presentazione di un libro con un testo rap in quanto sarebbe suonata come “un’appropriazione culturale”; lei poi cambiò mansione, scegliendone una meno prestigiosa, ed è stata accusata di usare “la fragilità bianca” per esercitare il suo potere. Nel frattempo la Shaw ha aperto un canale YouTube in cui ha denunciato gli effetti della cancel culture dentro al college: è stata intervistata, a volte è stata strumentalizzata, ora è disoccupata.
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