Minacce in terra

Fukushima, dieci anni dopo

Quel che resta del disastro più spaventoso del mondo

Giulia Pompili

Il Grande terremoto del Giappone orientale, la triplice catastrofe di un sisma, un maremoto e un incidente atomico, ha dimostrato ai giapponesi che non tutto può essere previsto. Lo choc collettivo e la trasformazione della politica

Domani saranno dieci anni da quando il più forte terremoto mai registrato in Giappone ha colpito l’area del Tohoku, la regione centrale dell’arcipelago nipponico. La terra, quell’11 marzo, iniziò a tremare alle 14 e 46, ma era solo l’inizio di un triplice disastro che ha cambiato per sempre il paese. E’ stata una delle più grandi catastrofi della storia. Non solo per il numero di morti, ma perché è stato uno choc collettivo e improvviso, e ha costretto il paese a riconsiderare il proprio rapporto con la crescita economica, lo sviluppo, la cura dei cittadini. All’epoca il Giappone era ancora la seconda economia del mondo, ma la distruzione ha accelerato il sorpasso da parte della Cina.

 

11 marzo 2011. I danni del terremoto a Sendai (Kyodo)

 

L’epidemia da Covid-19 è stata niente in confronto. Uno dei motivi per cui il Giappone è sembrato più preparato alla lunga ondata pandemica è che da un decennio i disastri vengono studiati meglio, in posti come l’Istituto internazionale di ricerca sulla Scienza dei disastri dell’Università del Tohoku, e viene analizzato il loro impatto sulla salute mentale dei cittadini e il modo più efficace per indirizzarli verso comportamenti sicuri. Fino ad allora si cercava di prevenire i disastri, ma quell’11 marzo ha dimostrato al Giappone, il paese del principio di precauzione, che non si può prevedere ogni cosa. Che la riduzione del fattore di rischio è possibile fino a un certo punto, oltre il quale viene fuori la limitatezza dell’essere umano. Vivere in un luogo così esposto alle catastrofi naturali significa usare la tecnologia e la scienza in modo olistico, adattandosi.

 

28 marzo 2011. L'area di Kesennuma, colpita dallo tsunami (Ap)

23 febbraio 2012. La stessa area di Kesennuma (Ap)

 

Non era stato previsto un terremoto così forte, ma soprattutto non era stato previsto un maremoto così imponente, che nel giro di un’ora dalla prima scossa ha inondato più di cinquecento chilometri quadrati di terraferma, arrivando fino a dieci chilometri dalla costa nell’area di Sendai. Secondo i dati del governo di Tokyo, quasi sedicimila persone sono morte e 2.500 sono ancora disperse: il 90 per cento delle vittime le ha annegate il maremoto. Ma ci sono anche 3.767 persone che sono morte per cause “correlate” al disastro, e sono per esempio i decessi dovuti alla permanenza nei centri di evacuazione, allo stress, e poi i suicidi, le malattie provocate dall’uso di sostanze. La maggior parte di queste persone, 2.313, veniva dalla prefettura di Fukushima. 

 

8 aprile 2011. Carcasse di maiali nell'area di evacuazione di Fukushima, a Minamisoma (Ap)

 

Il danno provocato dalla centrale nucleare di Fukushima Daichii, quel giorno di dieci anni fa, ha poco a che fare con la natura e molto con l’uomo. La centrale atomica non era stata progettata pensando a un terremoto così forte e a un maremoto così imponente. Ma al di là degli errori umani e dell’imprevedibile, Fukushima ha distrutto l’economia di una delle prefetture più grandi e produttive del Giappone. Ha costretto 160 mila persone a evacuare, e anche se l’area rossa di contaminazione a oggi è ridotta a 337 chilometri quadrati intorno ai reattori, poco più del 5 per cento dei residenti è tornato alle abitazioni e alle attività. I costi dell’incidente, secondo il governo di Tokyo, sono ancora incalcolabili. E’ anche per questo che il movimento antinucleare giapponese non è più soltanto una minoranza radicale ed emotiva.

 

3 dicembre 2019. A Futaba è stato sollevato l'ordine di evacuazione, ma in pochi vogliono tornare (Ap)

 

E’ un progetto trasversale di trasformazione dell’energia nipponica, che ha i volti di due ex premier rockstar, politicamente opposti: Naoto Kan, che era a capo del governo di Tokyo durante il disastro, e Junichiro Koizumi. A oggi soltanto 9 dei 36 reattori, quasi tutti spenti dopo l’incidente del 2011, sono attivi. Ma da quando il governo di Yoshihide Suga, che ha raccolto l’eredità di Shinzo Abe, ha annunciato la neutralità carbonica entro il 2050, in molti pensano che l’unica via sia quella di riattivare il nucleare. Ma servirebbe un miracolo, dopo lo choc del 2011, per riconquistare la fiducia dei cittadini. 
 

 1 marzo 2021. Naoto Kan e Junichiro Koizumi (Ap)

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.