Edson Fachin, 63 anni (Ansa)

Tra giustizia e politica

Chi è Edson Fachin, il giudice che ha annullato la condanna di Lula

Maurizio Stefanini

Designato al Supremo Tribunale Federale da Dilma Rousseff, è considerato un uomo del partito del lavoratori. Ma non sempre si è comportato assecondando i desideri di chi l'aveva scelto 

 

Sérgio Moro condannò Lula e poi divenne ministro della Giustizia e dell’Ordine Pubblico di Jair Bolsonaro, eletto in elezioni in cui Lula non aveva potuto presentarsi proprio perché condannato. Luiz Edson Fachin, che ha permesso ora a Lula di tornare candidabile annullando tre condanne per difetto di giurisdizione, è stato designato al Supremo Tribunale Federale da Dilma Rousseff superando una dura opposizione da parte dei principali partiti di opposizione, che dicevano: “È un uomo del Pt e farà gli interessi del Pt”, il Partito dei lavoratori di Lula e Rousseff. Fachin è di origine italiana: esattamente come Moro e Bolsonaro. E l’italiano lo parla, assieme a inglese, francese, spagnolo e al tedesco. È stato infatti ricercatore in Germania, oltre che professore invitato in Regno Unito e in Canada.

 

È nato l’8 febbraio del 1958, a Rondinha: in quel Rio Grande do Sul dove l’immigrazione italiana in Brasile ha sempre avuto la sua roccaforte. A due anni però andò nel Paraná: prima a Toledo, poi a 17 anni nel capoluogo Curitiba per studiare. Figlio unico di un agricoltore e una professoressa, laureato alla Pontificia Università Cattolica di San Paolo, sposato con una compagna di corso anche lei di origine italiana e giudice, padre di due figlie, una medico e l’altra avvocato, nonno di tre nipoti. Ordinario di Diritto Civile all’Università di Paranà, Fachin di professione era però avvocato, dal 1980. Non magistrato. Nel 2003 firmò un appello di un deputato del Pt.

 

In seguito entrò a far parte di una Commissione dalla Cut, sindacato legato al Pt. Nel 2010 lesse in tv un appello in favore di Lula. Specialista in cause relative a affari, successioni, ambiente, terra e immobili, dal 1982 al 1987 ha lavorato per l’Istituto di terra, cartografia e foreste dello stato del Paraná, dal 1985 è stato anche procuratore generale presso l’Istituto nazionale di colonizzazione e riforma agraria e tra 1990 e 2006 procuratore del Paraná: cosa per cui pure è stato attaccato, visto che fare contemporaneamente l’avvocato privato sarebbe stata proibito dalla Costituzione dello stato. Lui dice che la sua passione di sinistra viene da una infanzia povera, in cui dovette anche vendere in strada arance e biglietti ferroviari, oltre a fare l’imballatore in un negozio di tessuti.

 

Lo ha raccontato lui stesso in Senato, proprio quando il 16 giugno del 2015 fu designato ministro del Supremo Tribunale Federale da Dilma Rousseff. Nel gennaio del 2017 il giudice Teori Zavascki morì in un incidente aereo e a lui passò la responsabilità di relatore sul caso Lava Jato: la “Mani Pulite” brasiliana. Come relatore Fachin ha preso l’ultima decisione su Lula. A quanto pare senza consultare nessuno. Il fatto che martedì il Supremo Tribunale Federale abbia iniziato un procedimento sui metodi un po’ troppo disinvolti di Moro facendo trasmettere il tutto in diretta su YouTube è stato letto da qualcuno come implicita critica a questo modo di decidere.

 

Ma in realtà un po’ su tutta la logica della decisione si è scatenata una ridda di impressioni. Nel 2018, va ricordato, il giornalista liberale Reinaldo Azevedo aveva tacciato Fachin di essere un “eroe dell’estrema sinistra diventato eroe della destra fascistoide”, per aver difeso la perquisizione di una abitazione in violazione dell’immunità parlamentare proprio di una senatrice del Pt. Il 7 febbraio del 2017 Fachin aveva negato la libertà a João Cláudio Genu: pure lui dentro per il Lava Jato ed ex-tesoriere del Partito progressista, di destra. È stato il Pt a mettere Fachin al suo posto, ma non sempre Fachin si è comportato assecondando i desideri del partito, anche nell’inchiesta Lava Jato. In tanti si sono domandati come mai se il giudice sia uno che segue solo la sua coscienza oppure uno che aveva voluto costruirsi qualche alibi prima di utilizzare il suo carico in favore del Pt? Dietrologia per dietrologia, in Brasile voci rilanciate anche dal País sospettano addirittura una manovra contorta per salvare proprio lo schema di Lava Jato. Facendo ripartire il processo da capo, infatti, diventa anche impossibile agire su vari strappi alla procedura fatti da Moro. Ma allora, dietrologia per dietrologia, si può ricordare che le ultime amministrative avevano registrato la sconfitta sia dei candidati vicini a Bolsonaro, sia del Pt, e che ricreare una polarizzazione Bolsonaro-Lula servirebbe a entrambi.

 

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