Così Francia e Italia possono costruire la sovranità europea
"L’Italia rimane un grande partner su tutte le sfide essenziali per consolidare la nostra sovranità europea". In esclusiva per l'Italia l'articolo del ministro francese per gli Affari europei Clément Beaune
Pubblichiamo in esclusiva per l’Italia un articolo di Clément Beaune, ministro francese per gli Affari europei
Nel dichiarare che “non c’è sovranità nella solitudine”, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha lanciato un messaggio che noi europei accogliamo con una doppia speranza. In primo luogo, che l’Unione resti, per tutti i paesi che la compongono, il nostro quadro di riferimento essenziale, il nostro strumento comune di solidarietà e di forza allo stesso tempo per ciascuno degli stati membri. In secondo luogo, la sensazione che l’Italia sia all’appuntamento con l'Europa, come sempre ha saputo fare: in qualità di paese fondatore, attore del rafforzamento dell’Unione, di difensore dei suoi valori.
Abbiamo visto fino a che punto il tema della solidarietà fosse al centro della reazione e delle aspettative nei confronti dell’Europa, di fronte a una crisi molto violenta, inaspettata e inedita per la sua natura. L’Italia si è dovuta confrontare intensamente con questo tema della solidarietà: è stato il paese colpito più velocemente e più duramente all’inizio dell’epidemia. E ora che è appena stata superata la soglia delle 100 mila vittime, dobbiamo ricordarcelo. L’Italia ha anche permesso, a livello europeo, di rendersi conto che questo virus stava attraversando le frontiere, e ciò ha avuto un ruolo decisivo nello slancio europeo che si è creato in seguito.
Quasi un anno fa, lo scorso 25 marzo, assieme ad altri sette paesi, con un’iniziativa italo-francese, abbiamo lanciato un appello alla solidarietà europea. Siamo stati in grado di unirci e siamo riusciti, insieme, a convincere i nostri partner a far nascere uno storico piano di rilancio europeo. Poiché i nostri due paesi sono profondamente europei, abbiamo voluto mettere in campo tutti gli strumenti di cui disponiamo in Europa per affrontare la crisi, e anche andare oltre, creandone di nuovi, e arrivando anche a sospendere temporaneamente alcune regole e a superare i nostri tabù. Il dibattito è stato acceso e in parte è ancora in corso, ma ha permesso di fare un passo cruciale per avere coscienza di quale sia l’apporto dell’Europa. I legami tra Italia e Francia sono stati senza dubbio un valore aggiunto per aprire una via di solidarietà a livello di Unione europea.
Oggi l’Italia porta un forte e chiaro segnale di fiducia nell’Unione europea, mentre il quadro europeo ci ha permesso di accedere alla diversità dei vaccini, di non entrare in concorrenza tra di noi, ma anche di avere un peso collettivo nel far rispettare le nostre esigenze alle aziende che si sono impegnate contrattualmente a fornire i vaccini, senza ingenuità o debolezze. La decisione del presidente Draghi di vietare l’esportazione di vaccini è tanto più forte perché si iscrive in un quadro europeo che abbiamo promosso. Si tratta di un quadro di protezione che va rispettato e nel quale insieme confidiamo.
A livello europeo, l’Italia rimane anche un grande partner su tutte le sfide essenziali per consolidare la nostra sovranità: trasformazione digitale, politica industriale europea in alcuni settori strategici, politica di concorrenza, difesa europea, spazio, lotta contro le interferenze esterne o contro le grandi minacce, per esempio gli attacchi informatici.
In un momento in cui l’Italia sta definendo le priorità del suo piano nazionale di rilancio, e mentre in Europa ci si interroga ancora sugli strumenti per affrontare l’impatto economico e sociale della crisi, sappiamo di avere grandi convergenze con l’Italia in settori innovativi che sono anche importanti motori di crescita: l’ambiente, attraverso progetti di sviluppo sulle batterie elettriche o dell’idrogeno verde, l’innovazione tecnologica, attraverso la microelettronica, lo spazio ma anche il progetto di cloud europeo. Grazie alle sinergie che saremo in grado di creare insieme, intorno a progetti concreti, potremo rafforzare reciprocamente l’efficacia e la portata della nostra ripresa.
Il 27 febbraio 2020, in occasione del vertice di Napoli, Italia e Francia si erano date appuntamento per scrivere insieme una nuova pagina della loro cooperazione. Una cooperazione già ricca in settori molto più vari di quanto si possa pensare: istruzione, sicurezza, sanità, cooperazione scientifica e universitaria. Partendo da ciò che ci accomuna, dalle nostre convergenze, dalla nostra fiducia nei confronti dell’Europa e della protezione che l’Ue ci offre, estenderemo questa relazione unica attraverso nuovi atti fondanti dei nostri rapporti, in particolare con un Trattato fra i nostri due paesi. Ma dobbiamo anche essere consapevoli e rispettosi delle nostre differenze, che derivano dalla nostra storia, dalla nostra geografia, dal modo in cui abbiamo costruito il nostro stato e il nostro immaginario nazionale. Possono portare a malintesi e crisi, come abbiamo visto in passato. Queste differenze sono normali e dobbiamo prenderne atto. E’ necessario conoscerci meglio e quindi promuovere ancora meglio gli scambi fra studenti, ricercatori e giovani professionisti. Per agire più forti, insieme.
Pensiamo di conoscerci troppo bene per prenderci la briga di capirci. Lavoriamo maggiormente per conoscerci meglio. Questa apertura è il fascino dell’Europa, la forza dei nostri rapporti, la potenza in divenire del nostro continente. Non c’è sovranità europea senza una vera comunione tra Francia e Italia.