Il “coraggio della sfumatura” per risvegliare dialogo e dibattito (e pure noi stessi)

Mauro Zanon

I social sono diventati un campo di battaglia e alle virtù del dialogo, si preferisce l’anatema, la demonizzazione, il “clash”. Un prezioso saggio di Jean Birnbaum

“Soffochiamo in mezzo a persone che credono di avere assolutamente ragione”, diceva Albert Camus. Non c’è frase più adatta per raccontare oggi la sensazione di chi assiste smarrito all’isterizzazione del dibattito pubblico, dove i social sono diventati un campo di battaglia e alle virtù del dialogo, si preferisce l’anatema, la demonizzazione, il “clash”. Di questo gruppo fa parte Jean Birnbaum, direttore dell’inserto letterario del Monde, che nel suo ultimo libro, “Le courage de la nuance” (Seuil), invita a riscoprire quel gusto del “débat” che negli ultimi anni è stato sostituito dalla violenza del “combat”. 

  
“La tentazione di restare silenziosi dinanzi a un dibattito pieno di rumori e aggressività è sempre più forte. Siamo in molti a sentire questa tentazione per evitare di essere contagiati dalla malafede generalizzata, me compreso. Ma allo stesso tempo, come osservava Camus, ritirarsi da tutto sarebbe un po’ come dare le dimissioni, intellettualmente parlando. Nonostante l’aria sia diventata a tratti irrespirabile, dobbiamo dunque riscoprire il coraggio della sfumatura, riprendere il filo della conversazione civile, ritrovare il piacere del contraddittorio”, dice al Foglio Jean Birnbaum. La “nuance”, la sfumatura di cui parla il responsabile del Monde des livres, è “la capacità di entrare in dissidenza con se stessi, di pensare contro se stessi”. Solo riabilitandola si uscirà dalla “twitterizzazione del dibattito”, come la definisce Birnbaum, in cui a dominare sono predicatori feroci che preferiscono istigare all’odio che illuminare gli spiriti. “Fino a qualche anno fa, mi capitava di lanciare delle piccole polemiche, di fare un po’ di sano bordello per stimolare il dibattito. Era ancora un’epoca dov’era possibile farlo senza che qualcuno ti dicesse ‘Ma chi sei tu per parlare così?’, ‘Dicendo queste cose fai il gioco di quel partito!’, ‘Qual è la tua strategia?’, etc. Oggi è diventato quasi impossibile. C’è un ambiente pre guerra civile, in cui tutti passano il loro tempo a cercare i loro arcinemici”, spiega Birnbaum. 

  
Per stimolare i suoi concittadini a ricreare uno spazio di dibatti franchi e argomentati, Birnbaum rievoca i testi di alcuni grandi intellettuali del Ventunesimo secolo, che  hanno incarnato l’audacia della sfumatura e l’etica della moderazione: Raymond Aron, Roland Barthes, Hannah Arendt, Germaine Tillion, George Orwell, Georges Bernanos e Albert Camus. “Il mio è un abbraccio malinconico a tutti quelli che rifiutano la brutalizzazione del dibattito e cercano ogni giorno di non farsi trascinare nel campo degli estremisti”, dice Birnbaum.

  

La recente chiusura della rivista Le Débat, fondata dalla sinistra dissidente di Marcel Gauchet e Pierre Nora, è un po’ il simbolo di questo momento storico. “Per quarant’anni, Le Débat è stato un luogo di incontri tra persone di orizzonti e idee diverse tra loro, ma dove, nonostante i clivage e i conflitti intellettuali, c’era la volontà di avanzare verso un terreno d’intesa comune”, spiega  Birnbaum. Per raggiungere la  moderazione, Hannah Arendt proponeva una doppia terapia: l’amicizia e la sfumatura. Birnbaum ne aggiunge una terza: la letteratura. “Come diceva Roland Barthes, la letteratura è il ‘regno della sfumatura’. La letteratura, per definizione, è ciò che ostacola e sovverte un mondo interamente in bianco e nero, che rompe le logiche manichee”, dice Birnbaum: “Nel frastuono delle ovvietà, non c’è niente di più radicale della sfumatura”.
 

Di più su questi argomenti: