tra le strade della protesta
"In Myanmar non abbiamo alternative tra il vincere o il morire"
È la frase che ripetono i manifestanti, ma vale anche per i militari, ci dice Nay Aung Win, del movimento Studenti per la Libertà. L'impossibilità di riconciliazione e il nuovo ruolo di Aung San Suu Kyi
“I militari usano munizioni letali, e a causa delle molte vittime la quantità di persone che partecipa alle proteste è diminuita. Però i manifestanti si stanno adattando. Molte township, ad esempio, hanno dichiarato l'autogoverno e mobilitato volontari per proteggere le loro strade. In una guerra di logoramento, vince chi regge di più!”
“Siamo l’unica organizzazione liberale/libertaria attiva nella Rivoluzione”. Così Nay Aung Win presenta i suoi Studenti della Libertà Myanmar. “Studenti per la Libertà è un movimento globale che cerca di diffondere la libertà in ogni angolo della terra in quest'epoca di ascesa dell'autoritarismo. Prima del golpe una squadra di 14 persone, me compreso, aveva realizzato cinque progetti volti a educare i giovani di un ex-paese socialista su concetti come la libertà individuale e il laissez-faire. Per febbraio il nostro coordinatore Aung Kyaw Phyo aveva programmato un talk show sul partenariato economico regionale. Ma invece c’è stato il golpe, ci siamo trasformati da Educatori di Libertà e Difensori della Libertà, e siamo scesi in piazza anche noi. Stiamo giusto preparando un breve progetto video intitolato ‘Cosa sta succedendo in Myanmar’”.
E anche Aung Kyaw Phyo è stato arrestato… “Il giorno del suo arresto arbitrario da parte dei militari, si trovava nella township di North Okkalapa, a Yangon. È stato detenuto con altre 300 persone, molte delle quali sono state picchiate. Per lo più sono studenti universitari. Sono stati rinchiusi nel carcere di Insein e la maggior parte di loro è stata arrestata senza accuse. L'esercito fascista controlla contemporaneamente esecutivo legislativo e giudiziario, quindi può trattenere chiunque senza processo o accusa per tutto il tempo che vuole. Sono stati arrestati anche ragazzi di 16 anni. Uno di noi è andato in carcere per portargli alcuni generi di conforto. Ci dice che Aung Kyaw Phyo sta bene, ma che vari leader della protesta sono stati torturati”.
È stata una sorpresa il golpe? È stata una sorpresa la reazione popolare? “Dal primo febbraio il popolo di Myanmar sta dicendo una cosa: siamo stati oppressi per tre generazioni consecutive, è ora di finirla! Noi non abbiamo molte alternative al vincere o morire, e per i militari è lo stesso. Se vincono, la maggior parte di noi morirà e non ci sarà futuro. Se vinciamo, perderanno tutto. Al 12 marzo c'erano 72 morti confermate e migliaia di detenuti arbitrariamente. 22 di queste vittime sono state colpite alla testa da cecchini militari e due membri dell'Nld (il partito di Aung San Suu Kyi) sono stati torturati e uccisi durante la custodia della polizia. Il golpe è stato innegabilmente una sorpresa: i militari potevano semplicemente mantenere lo status quo e godere del loro potere di veto all'interno del Parlamento. È stata l'avidità personale del generale Min Aung Hlaing, che ha organizzato il golpe per rimanere al potere. La mobilitazione di massa non è stata invece una sorpresa. Dopo tre generazioni di oppressione, quel che è troppo è troppo”.
Quali sono le possibilità della mobilitazione popolare? “I militari usano munizioni letali, e a causa delle molte vittime la quantità di persone che partecipa alle proteste è diminuita. Però i manifestanti si stanno adattando. Molte township, ad esempio, hanno dichiarato l'autogoverno e mobilitato volontari per proteggere le loro strade. In una guerra di logoramento, vince chi regge di più!”.
Aung San Suu Kyi è ora di nuovo un punto di riferimento, dopo che aveva però perso un grande prestigio per accuse di complicità nelle violenze contro i rohingya. “È una donna abile e dalla volontà di ferro, che ha trascorso un decennio agli arresti domiciliari. È una liberale che però, devo ammettere, ha fatto una cosa moralmente sbagliata, nel difendere gli autori del genocidio dei rohingya. Ha voluto dare la priorità alla riconciliazione con l'esercito fascista, ma quello che è successo dimostra che è una riconciliazione impossibile. Lei stessa una volta disse: 'non sono le persone ad essere corrotte, ma è il potere che corrompe le persone'. Non sono sicura che sia ancora la stessa persona. Purtroppo, è nella psicologia sociale dei birmani idolatrare troppo un leader”
Cosa chiedete alla comunità internazionale? “La comunità internazionale ci è stata di enorme aiuto, nel darci fiducia a continuare la lotta per la Libertà e la Democrazia. È importante che continui a esercitare pressioni, e che i terroristi di stato non siamo mai riconosciuti come governo del Myanmar. Quando gli Stati Uniti hanno iniziato le sanzioni contro il Myanmar il generale Min Aung Hlaing ha detto: ‘possiamo vivere con pochi amici intimi’. Bisogna fare pressione anche su questi 'amici intimi', e bisogna congelare i beni dei generali birmani all'estero. Ma, per favore, non dimenticateci! Ricordate sempre che persone innocenti muoiono combattendo per la democrazia”.