Rutte sempre più forte in Europa, e più solidale grazie ai D66
Il nuovo ministro delle Finanze, che potrebbe essere espressione dei liberali di sinistra, renderebbe i Paesi Bassi meno frugali
La vittoria del premier liberale Mark Rutte alle elezioni legislative di mercoledì nei Paesi Bassi è una buona notizia per l’Unione europea e il successo inatteso dei liberali di sinistra dei D66, che hanno superato l’estrema destra di Geert Wilders e i cristianodemocratici della Cda diventando il secondo partito alla Camera e nella maggioranza, lo è ancora di più. Il prossimo governo porterà il marchio di Rutte, ma gli equilibri interni all’Aia cambiano a favore della formazione più europeista della coalizione uscente. Non è escluso che il premier tenda la mano ad altre forze progressiste e pro europee, come i Verdi o Volt, per garantirsi una maggioranza anche al Senato. In ogni caso, le priorità olandesi saranno più allineate a quelle di Bruxelles.
I D66 hanno fatto campagna concentrandosi sull’emergenza climatica. Sono un partito molto più aperto del Vvd di Rutte o della Cda su temi come immigrazione, identità e islam. Inoltre, come secondo partner della coalizione, i D66 dovrebbero ottenere il ministero delle Finanze, che finora era stato occupato dal leader della Cda, Wopke Hoekstra. Anche se dipende dall’esito dei negoziati per la formazione del governo, il nome c’è già. E’ quello del ministro degli Affari sociali, Wouter Koolmees. Per quattro anni Hoekstra ha utilizzato l’Eurogruppo per fare concorrenza a Rutte su chi fosse più “frugale” su regole di bilancio, solidarietà finanziaria europea e riforme strutturali, nella speranza di prendergli il posto come premier. Koolmees alle Finanze renderebbe i Paesi Bassi meno frugali. La risposta dei conoscitori della politica olandese ed europea è prudente.
Durante i negoziati sul bilancio 2021-27 dell’Ue e sul Recovery fund “i D66 erano stati critici della posizione frugale, ma non troppo”, dice al Foglio Clara van der Wiel, corrispondente a Bruxelles di Nrc: “Non ci si deve attendere una rivoluzione. Chi si aspetta una svolta radicale nel governo olandese rimarrà deluso”. Secondo Ruud Mikkers del Telegraaf, “i D66 hanno guadagnato influenza”. Ma, a meno che i Verdi non entrino nel nuovo governo, “non aspettatevi troppo. Anche li D66 sono molto prudenti sulle questioni finanziarie”. Se Koolmees otterrà il ministero delle Finanze “il tono sarà diverso”, ma “non cambierà molto”, spiega Mikkers. Il fatto è che le elezioni sono state vinte da Rutte. Anche il suo partito Vvd ha guadagnato seggi. Il primo ministro “non cambierà le sue posizioni sulla politica fiscale” dell’Ue, dice Christoph Schmidt di Trouw: “Ci sarà un cambio di tono, ma non di contenuto”. L’ossessione per la responsabilità e l’avversione all’azzardo morale è una questione che ha radici lontane e profonde. Alcuni la fanno risalire alla bolla dei Tulipani del 1637 (la prima grande crisi speculativa della storia del capitalismo). Inoltre Rutte e la sua futura coalizione devono fare i conti con tre partiti di estrema destra anti Ue – il Pvv di Wilders, il Forum per la democrazia di Thierry Baudet e JA21 fondato da secessionisti del Forum per la democrazia – che escono rafforzati dal voto. Per contro, la sinistra tradizionale – laburisti e socialisti sono meno frugali su Patto di stabilità e solidarietà di bilancio – ha ottenuto il peggior risultato della sua storia.
Grazie al quarto mandato Rutte rafforzerà il suo potere nell’Ue. Il premier olandese ha coltivato ottime relazioni con Angela Merkel ed Emmanuel Macron e ha investito molto sulla politica europea. Quando la cancelliera se ne andrà a fine anno, Rutte sarà il leader più longevo del Consiglio europeo con Viktor Orbán. Ma se l’ungherese si è messo ai margini dell’Ue (ieri il Fidesz è uscito dal partito del Ppe, oltre che dal gruppo parlamentare), Rutte si è messo al centro dei giochi europei. I Paesi Bassi non sono il più grande dei piccoli paesi, ma il più piccolo dei grandi al fianco di Germania, Francia e Italia. Un governo all’Aia più europeista grazie ai D66 potrebbe facilitare anche i rapporti tra Rutte e Mario Draghi, se il presidente del Consiglio italiano si metterà a spingere a Bruxelles per una maggiore integrazione europea.