Sputnik e pregiudizio

Per la Commissione lo Sputnik non è una priorità e la russofobia non c'entra

L'Istituto Spallanzani e l'impianto di Illertissen, in Baviera, dicono di voler iniziare a produrre il vaccino russo. I tempi, le dosi e le approvazioni

Micol Flammini

L’Ue sui vaccini ha bisogno di immediatezza, e iniziare a produrre il vaccino russo è un'operazione che richiede tempo e non accelererebbe la strategia di vaccinazione dei paesi membri. Però, se mettere in funzione  stabilimenti europei può servire a produrre il vaccino anche per stati fuori dall’Ue, ben venga

Roma. La Germania vorrebbe chiedere alla Commissione di iniziare a discutere un acquisto comune, quindi europeo, del vaccino russo Sputnik V. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, si è dimostrata  disponibile nei confronti di Mosca sin dall’inizio. In una telefonata con Vladimir Putin aveva detto che avrebbe sostenuto una valutazione da parte dell’Ema e venerdì scorso lo ha ribadito: se ci sarà l’approvazione dell’Agenzia europea, Berlino non ha remore a utilizzare lo Sputnik. La Commissione però frena, aspetta, pazienta e non perché abbia  pregiudizi nei confronti del vaccino russo, ma perché concludere ora dei contratti con la Russia sarebbe inutile. Lo ha detto con chiarezza Thierry Breton, commissario per il  Mercato interno e a capo della task force per la produzione dei vaccini, sottolineando che lo Sputnik al momento non è una priorità. 

 

 

L’Europa, ha detto il commissario,  grazie ai quattro vaccini  approvati può  immunizzare buona parte della  popolazione già per l’estate.  Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson: un portafoglio vasto a cui lo Sputnik può essere aggiunto, se autorizzato dall’Ema, ma che non cambierebbe il ritmo delle vaccinazioni. Sputnik, che ha un profilo Twitter molto vivace, ha risposto a Breton che “i pregiudizi portano ai fallimenti e i suoi fallimenti sono evidenti”. 

 

L’autorizzazione del vaccino russo e il possibile acquisto di dosi sono   questioni  che dividono gli europei. Il primo ministro della Lituania  ha detto che lo Sputnik è “carico di propaganda”. Ma non è  per russofobia che la Commissione non ritiene urgente l’acquisto dello Sputnik. 
L’Ema ha fatto sapere che presto andrà a ispezionare i siti di produzione russi, ma Mosca per la produzione cerca di appoggiarsi   a paesi terzi, che devono autorizzare gli impianti nei loro territori, così funziona in Ue. Per autorizzare un impianto ci vuole del tempo, lo abbiamo visto con l’Istituto Spallanzani che ha dato la sua disponibilità a produrre Sputnik ma ha dovuto rivedere i suoi programmi. Mercoledì l’azienda farmaceutica tedesca R-Pharm ha detto che vuole iniziare a produrlo da giugno  nell’impianto di Illertissen, in Baviera. Ma gli impianti hanno bisogno di   essere autorizzati dalle Agenzie locali e spesso le previsioni vengono smentite.  La procedura è questa e  non accelererebbe la strategia di vaccinazione dei paesi membri, però se mettere in funzione  stabilimenti europei può servire a produrre il vaccino anche per paesi fuori dall’Ue, ben venga.  Sarebbe un guadagno sanitario e anche economico.  

 

La Russia non riesce a produrre abbastanza dosi, e anche acquistare il vaccino  da Mosca non conviene. In Ungheria,  scrive il Moscow Times,  è arrivato solo un terzo delle 300 mila dosi ordinate. Un contratto, in questo momento, per Bruxelles  avrebbe poco senso  perché non risolverebbe nell’immediato i problemi degli europei. Ed è di immediatezza che ha bisogno la campagna vaccinale.
A indebolire lo Sputnik è stato anche il presidente russo  Vladimir Putin che ha aspettato fino a questa settimana per farsi vaccinare. Il Cremlino non ha voluto dire con quale vaccino si sia vaccinato, si sa che è russo. Mosca  finora ha prodotto tre vaccini, Dmitri Peskov ha detto che sono tutti  “assolutamente” efficaci. Il sito di notizie Meduza ha però indagato. EpiVacCorona e CoviVac sono registrati presso il ministero della Salute russo ma ci sono solo dati preliminari, non sufficienti per stabilire sicurezza ed efficacia, viene da pensare quindi, che il presidente, tanto titubante a vaccinarsi, si sia  fatto somministrare lo Sputnik. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)