Incentivi in America
La ciambella discriminatoria di Krispy Kreme
La catena americana lancia la campagna pro vaccini: doughnut gratis a chi ha il certificato. Ma i no vax non ci stanno: è discriminatorio, vogliamo anche noi il doughnut gratis. E Krispy Kreme glielo dà (una volta a settimana soltanto)
Non è la prima iniziativa di questo genere che bar, ristoranti e negozi in America hanno adottato: all’inizio di marzo un sondaggio Npr/Pbs segnalava che ancora il 41 per cento dei repubblicani e il 31 per cento degli indipendenti non hanno intenzione di vaccinarsi
Vaccinarsi contro il Covid non è obbligatorio, così è iniziata la politica dei “nudge”, le spintarelle a farsi un vaccino, gli incentivi piccoli e grandi che possono essere inventati dagli stati o dalle aziende per indirizzare i cittadini verso un bene comune, in questo caso la vaccinazione. Il Regno Unito sta valutando di far entrare nei pub soltanto chi ha il pass vaccinale: serve per incoraggiare soprattutto i più giovani dove sembra che ci sia la maggiore resistenza alla vaccinazione. Naturalmente è un’ipotesi e ha già scatenato molte polemiche, perché gli inglesi sono sì i più rapidi al mondo nel vaccinare (oltre il 40 per cento della popolazione, cioè 29 milioni di persone, ha ricevuto almeno una dose, secondo Our World in Data), ma il certificato vaccinale potrebbe essere discriminatorio: i vaccini sono una risorsa al momento scarseggiante, non è giusto avere vantaggi per una cosa che non dipende completamente dalla volontà personale. Per combattere i no vax, insomma, si rischia di punire chi il vaccino se lo farebbe subito, ma non gli viene offerto.
In America, dove 85 milioni di cittadini sono stati vaccinati (il 25 per cento della popolazione), il “nudge” ha fatto un passo in avanti, ma anche due indietro. Krispy Kreme, storica catena di doughnut nata prima della Seconda guerra mondiale (la ricetta è segreta), ha lanciato qualche giorno fa una campagna: ciambelle gratis a chi si vaccina. Basta presentarsi (online non si può) con il certificato di vaccinazione (basta anche solo aver fatto la prima dose) e si può avere un doughnut gratis, massimo uno al giorno, da qui fino al 31 dicembre. L’adesivo “Sono stato vaccinato” non vale, ma è vietato fare la foto al certificato vaccinale perché contiene anche altre informazioni personali e c’è la privacy.
Non è la prima iniziativa di questo genere che bar, ristoranti e negozi in America hanno adottato: all’inizio di marzo un sondaggio Npr/Pbs segnalava che ancora il 41 per cento dei repubblicani e il 31 per cento degli indipendenti non hanno intenzione di vaccinarsi. Di certo la campagna di Krispy Kreme è quella che ha avuto più risonanza e per questo è già stata parzialmente azzoppata. Leana Wen, medico molto mediatico che si può leggere sul Washington Post e vedere sulla Cnn, ha fatto un contronudge salutista: se mangiate una ciambella al giorno fino alla fine dell’anno vi ritroverete con almeno sei chili di peso in più, e questo è il paese che combatte l’obesità, quindi, va cambiato l’incentivo: la Wen propone di dare una scatola di ciambelle gratis a chi viene vaccinato che può essere donata o portata a qualche mensa. “Però vaccinatevi, mi raccomando”, conclude la dottoressa. I no vax invece hanno ottenuto il risultato da fine di mondo: non possiamo essere discriminati, vogliamo anche noi la ciambella gratis. Krispy Kreme ha accettato: poiché vaccinarsi è una scelta privata e libera, al lunedì, fino al 24 maggio, anche i no vax potranno avere il loro doughnut gratis. Così in un attimo la grande campagna di incentivi è diventata: chi non si vuole vaccinare ha diritto comunque alla sua ciambella, ma a un ritmo più lento, così non ingrassa.