Mozambico burning
Perché è inevitabile una missione militare internazionale contro lo Stato islamico su quella costa africana
L’avanzata incredibilmente rapida e violenta dello Stato islamico in Mozambico somiglia a quello che abbiamo già visto in Siria e in Iraq nel 2013-2014 per almeno due motivi. Il primo è che il gruppo di fanatici riesce a conquistare città intere e cinque giorni fa ha preso Palma, nella regione di Cabo Delgado, sulla costa del paese africano e molto vicina al confine con la Tanzania (come vedremo è un dato importante). E’ la seconda città a cadere dopo Mocimboa da Praia, sempre a Cabo Delgado e finita nelle mani degli islamisti l’estate scorsa. Questa volta circa quarantamila persone si sono messe in salvo fuggendo a bordo di barche, yacht e navi che sono arrivate in soccorso dal mare – in una scena che ricordava l’evacuazione di massa dei soldati inglesi a Dunkerque in Francia durante la Seconda guerra mondiale – perché i guerriglieri avevano circondato tutta la città dal lato di terra. Lo Stato islamico è riuscito a prendere due navi e da quelle sparava contro una terza. Duecento persone rimaste bloccate in un hotel senza comunicazioni (ripetitori distrutti) hanno tentato la fuga verso la Tanzania troppo tardi a bordo di un convoglio di diciassette veicoli ma soltanto sette veicoli sono arrivati. Si teme che anche circa cinquanta stranieri, inclusi occidentali, siano morti – e il comunicato dello Stato islamico cita l’uccisione di cittadini “delle nazioni crociate”, quindi di paesi come la Francia, il Regno Unito o l’America. Avevano aspettato fino all’ultimo che una forza militare arrivasse da fuori a salvarli perché l’attacco dello Stato islamico alla città era già in corso da due giorni, ma non è successo.
Il secondo motivo di somiglianza con la guerra allo Stato islamico in Iraq e in Siria degli anni scorsi è che un intervento militare internazionale è inevitabile a Cabo Delgado ed è questione di giorni. Le forze locali semplicemente non hanno la capacità di resistere ai guerriglieri islamisti, che pure sono in numero limitato per adesso – il Mozambico è un paese a maggioranza cristiana e il serbatoio di reclutamento dei fanatici è più stretto del solito, ma sono cominciati gli arrivi dall’estero e in particolare dalla base islamista in Tanzania. Chi ha provato a contenere la guerriglia è finito male. Nell’agosto 2019 il presidente del Mozambico, Filipe Nyusi, è volato a Mosca per incontrare il presidente russo Vladimir Putin e fra il 13 settembre e la fine del mese un contingente di almeno duecento operatori della compagnia Wagner è sbarcato da due aerei Antonov An-124 (quelli che portavano gli aiuti russi in Italia) in Mozambico per fare la guerra alla divisione locale dello Stato islamico. I mercenari avevano con sé droni, un elicottero da guerra, specialisti nell’analisi di dati e l’esperienza accumulata in altri teatri di combattimento, come la Siria.
A questo punto le informazioni su quello che è successo sono volutamente poco chiare, ma nel giro di un mese in almeno due imboscate un numero di contractor russi compreso fra cinque e undici è stato decapitato. Le attività della compagnia sono scese a zero. Mosca usa i mercenari della Wagner perché così non deve rendere conto in via ufficiale di quello che accade, ma due numeri del bollettino dello Stato islamico, a ottobre e a novembre 2019, parlano di attacchi contro i russi. Il secondo addirittura di un assalto contro una base usata dai russi e include la fotografia delle armi catturate. La Wagner è stata rimpiazzata dai contractor sudafricani del Dyck Advisory Group, che però si sono dimostrati insufficienti – e sono accusati di atrocità contro i civili. Sono riusciti a scappare da Palma a bordo di elicotteri.
Il rapporto degli islamisti con la casa madre (lo Stato islamico in Iraq e Siria) è certo al cento per cento ma è laborioso, come dimostra il ritardo tra quello che succede sul terreno e le comunicazioni ufficiali del gruppo – per questo, è molto probabile, non abbiamo visto finora video ambiziosi e in alta definizione di queste operazioni (vedi per esempio la foto in questa pagina, l'unica diffusa dai canali ufficiali dello Stato islamico: accompagna la notizia della coqniista di Palma ma non è stata scattata nella città di Palma. Abbiamo censurato le scritte jihadiste).
Il gas naturale è la grande risorsa del Mozambico e la regione di Cabo Delgado è cruciale per lo sfruttamento. Palma è stata definita dagli esperti “la porta” per cominciare i prossimi grandi progetti, che sono guidati dalla francese Total ma c’è anche l’italiana Eni. Senza quel gas naturale, il Mozambico perde la principale fonte di guadagno. Il 10 marzo il dipartimento di Stato americano ha annunciato l’inserimento di Iscap, la divisione centrafricana dello Stato islamico (quindi Congo e Mozambico per ora) sulla lista dei gruppi terroristi globali. L’Amministrazione Biden ha mandato sei Berretti Verdi a fare da istruttori per i soldati locali e in queste ore il Portogallo ha annunciato l’invio di sessanta soldati, ma si tratta di misure preliminari e non sufficienti.