editoriali
La busta numero cinque
In Israele s’aprono i negoziati per il prossimo governo. C’è chi guarda già oltre
Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha ricevuto i risultati elettorali definitivi. La commissione che si occupa di verificare se ci sono stati brogli ha detto che non ci sono state irregolarità e adesso potranno partire gli incontri, le prove tecniche di alleanze, le esplorazioni e i corteggiamenti seri. Le elezioni israeliane di martedì 23 marzo si sono concluse senza un risultato definitivo e ci sono addirittura due aghi della bilancia, un inedito. Il partito di destra Yamina di Naftali Bennett e Ra’am, il partito degli arabi israeliani di Mansour Abbas. Sono loro i più corteggiati e i più cercati dal blocco dei pro Netanyahu e degli anti Netanyahu. Il presidente si è raccomandato con i politici di essere pronti a fare scelte nuove e ad aprirsi a “collaborazioni insolite”.
Il Likud, il partito del premier Benjamin Netanyahu, ha interpretato l’invito di Rivlin come un tentativo di rafforzare il fronte degli anti Bibi. Il Likud rimane il partito che ha ottenuto più seggi nella Knesset (30), ma finora la sua coalizione sembra quella più fragile. L’opposizione tiene al suo interno sensibilità molto diverse, unite tutte dall’unico desiderio di togliere la premiership a Benjamin Netanyahu. Sembra più motivata, ma dopo aver votato le prime leggi contro il premier, rischia di sfaldarsi molto in fretta. O potrebbe addirittura non formarsi mai, al suo interno comprende sette partiti, nove se Yamina e Ra’am decideranno di unirsi a loro, e tutti i leader vogliono essere nominati premier.
Rivlin svelerà il 7 aprile a chi affiderà il mandato per formare un governo, e ha chiesto ai partiti di essere pronti a esercitarsi al compromesso. Ma in tanti già guardano oltre, lo stallo pare insuperabile. Gli strateghi dei partiti iniziano a studiare nuove strategie e il presidente della commissione elettorale ha detto che già stanno disegnando le buste per un’altra elezione, la quinta, per la formazione della venticinquesima Knesset. C’è chi inizia a sussurrare già un mese: ottobre 2021.
Dalle piazze ai palazzi