je ne regrette rien
Ricordate l'affaire pornopolitique che travolse il candidato macroniano a Parigi, M. Griveaux?
Alexandra De Taddeo, che riceveva i video osé, ci racconta com’è andata, l’ipocrisia dei politici e il suo unico amore
Quando parla di Piotr, le brillano gli occhi. “Il nostro è un amore puro, sano, liberatorio. E’ la sola persona che conta veramente per me e che mi ama per come sono. Siamo veramente innamorati l’uno dell’altro”. Ma da ormai un anno l’artista russo Piotr Pavlenski e la sua musa francese Alexandra De Taddeo non possono più vedersi né parlarsi in ragione del cosiddetto “affaire pornopolitique” di cui sono i protagonisti e che ha portato alle dimissioni del macronista Benjamin Griveaux da candidato sindaco di Parigi. “Se comunichiamo tra noi, finiamo subito in custodia cautelare. La giustizia ci ha imposto questo divieto avanzando come motivo la protezione dell’inchiesta. Ma è una misura meramente punitiva e assolutamente ingiusta”, afferma la destinataria dei video intimi del luogotenente di Macron, pubblicati da Pavlenski sul sito pornopolitique.com nel febbraio 2020. Il Foglio l’ha incontrata a Parigi per un’intervista esclusiva, alla vigilia della sua audizione davanti al giudice istruttore.
“Sono stata io a chiedere di essere ascoltata dal giudice, dopo mesi e mesi di totale silenzio. Domani, finalmente, potrò esprimermi. Insisterò su alcuni dettagli che i poliziotti, quando ero in stato di fermo, non hanno voluto appuntare”, dice la De Taddeo. La sua versione è sempre rimasta la stessa: è vero, è stata per pochissimo tempo l’amante di Griveaux, quando quest’ultimo era portavoce del governo francese, ed è altrettanto vero che ha registrato a sua insaputa i video in cui il macronista si masturbava, “ma soltanto per tutelarsi, in caso di eventuali ritorsioni future”, sottolinea. Non è vero, invece, che è stata lei a fornire i filmati hot a Piotr e a organizzare metodicamente con lui la pubblicazione dei contenuti su pornopolitique.com. “E’ stata una sua iniziativa. Me li ha presi. E’ sempre molto segreto in merito alle sue idee. Ne parla in maniera astratta. Quando ha pubblicato i video, ero titubante e gli ho chiesto quantomeno di sfocare l’immagine. Ma lui, naturalmente, non mi ha ascoltato. Detto questo, un artista non si censura mai e lo sostengo pienamente. E’ stata una performance che rimarrà nella storia dell’arte politica”, dice Alexandra De Taddeo.
Quando sente parlare di “kompromat” e di “reti putiniane” dietro l’affaire che ha travolto Griveaux, sorride, questa trentenne nata a Metz, nel nord-est della Francia, che dice di sentirsi “più europea che francese” e che, nel 2014, sotto forma di tesi, aveva lanciato alcune proposte all’Ue per favorire la creazione di un’industria cinematografica europea capace di competere con l’industria statunitense. Quella di Piotr è stata una “fulgurance”, dice la De Taddeo, una folgorazione, una scintilla improvvisa, “la performance di un artista che voleva rendere visibile l’ipocrisia di un rappresentante del potere”, difensore dei valori della famiglia tradizionale in pubblico, protagonista di sexting con una ragazza conosciuta tramite social nel privato. Lo scorso ottobre, al Journal du dimanche, Pavlenski ha detto che Griveaux lo ha “deluso”. “Avrebbe potuto trasformare quella situazione a suo vantaggio. Era diventato una specie di supereroe nell’opinione pubblica. Tutti lo conoscevano, molti lo difendevano. Ha avuto il suo quarto d’ora di celebrità warholiana”, ha dichiarato l’artista russo. Una posizione condivisa anche dalla sua compagna. “Poteva rivendicare quello che aveva fatto, dicendo che in fondo tutti si masturbano, che se ne fregava, e invece si è presentato come vittima, ha fatto autodafé, ha detto ciò che la società si aspettava. Si può sopravvivere a qualsiasi difficoltà: lui, ritirandosi, si è tagliato la testa da solo”, sostiene la De Taddeo.
L’affaire pornopolitique e la conseguente ipermediatizzazione sono state qualcosa di “molto violento”: “E’ stato un momento di rottura nella mia vita, ma sono contenta di come ho gestito la situazione. Penso che le persone si aspettassero un atto di pentimento anche da parte mia. Quando mi sono espressa pubblicamente per la prima volta dopo l’affaire, nel quadro di un’intervista al canale televisivo M6, avevo l’impressione che tutti volessero le mie scuse pubbliche. Ma io non volevo interpretare un ruolo per far piacere alla società. Anche i miei genitori erano convinti che, una volta terminato lo stato di fermo, avrei denunciato gli altri, mi sarei scusata e sarei rientrata, diciamo così, nel girone della società. Ma non avevo e non ho rimorsi. Je ne regrette rien”. I video osé di Griveaux “non erano l’elemento chiave del progetto pornopolitique”, secondo quanto ci spiega Alexandra De Taddeo: “Il progetto non girava attorno alla storia di Griveaux. C’erano anche altri contenuti, come un’intervista a Cicciolina sul puritanesimo in politica e un articolo sul marchese de Sade. L’idea di pornopolitique circolava nella testa di Piotr da un bel po’ di tempo. Ha sempre amato la pornografia, fin da quando era piccolo, e voleva metterla a servizio dell’arte politica. Ne aveva parlato con alcune persone in Russia. Poi è arrivata l’opera che ha coinvolto Griveaux, che ha avuto un impatto sociale enorme, ma ha anche portato alla chiusura del sito. Piotr ha voglia di riproporre quel progetto, anche se non so ancora quando e in quale forma. Io, ad ogni modo, lo sosterrò”.
Quella con l’ex candidato al comune di Parigi per la République en marche è stata una “relazione Tinder e niente più”, dice Alexandra De Taddeo, che oggi vede Griveaux come qualcosa di disumanizzato, di disincarnato. “E’ soltanto un ingranaggio all’interno di una macchina politico-giudiziaria che mi opprime”, afferma la compagna di Pavlenski, che sta finendo di scrivere un libro, una raccolta di quaranta racconti d’amore basati sulla sua esperienza personale, e allo stesso tempo lavorando alla creazione di una start-up nel campo dell’arte. Contrariamente a quanto raccontato fino a oggi dalla stampa, “è stato Griveaux a contattarmi per primo su Facebook. Era il 2018 e mi trovavo nell’Artico quando ho ricevuto una richiesta su Facebook: era il portavoce del governo. Ha iniziato a scrivermi e rapidamente la conversazione è diventata quasi irreale. In un primo momento credevo fosse il suo community manager che utilizzava il profilo del suo boss per contattare le ragazze, perché diceva delle cose veramente allucinanti: per esempio si vantava della sua expertise in cunnilingus, e diciamo che non è proprio la prima cosa che ti aspetti di sentire da un membro dell’esecutivo. E invece era proprio Griveaux”, racconta De Taddeo, prima di aggiungere: “Il giorno stesso del mio rientro dall’Artico, mi ha inviato una foto di Parigi e mi ha chiesto se volevo andare da lui perché era da solo e sua moglie era in vacanza, ma io volevo soltanto andare a casa mia a riposarmi e ho declinato. Poi ci siamo incontrati, ma soltanto una volta. Ci siamo tenuti un po’ in contatto, lui mi ha chiesto di rivederci altre due tre volte, ma ho sempre trovato delle scuse. La situazione è diventata ingestibile quando ha iniziato a mandarmi i video porno di lui che si masturbava. Me ne ha inviati anche alcuni dal ministero che non sono usciti su pornopolitique: in uno si vede chiaramente il suo ufficio”.
Lei e il suo compagno rischiano fino a due anni di prigione e sessantamila euro di multa per “violazione dell’intimità della vita privata” e “diffusione senza accordo di immagini a carattere sessuale”. “Piotr non ha paura della prigione, ci è già stato molte volte. Ma nemmeno io ho paura. Se bisognerà andare, ci andremo. E poi ho letto dei testi bellissimi scritti in prigione, come quelli di Shalamov”, dice la De Taddeo. Si è appassionata alla Russia attraverso Majakovskij e le avanguardie quando era un’allieva dell’Efap, l’École des nouveaux métiers de la communication. “Mi sono sempre piaciute le figure romantiche”, racconta questa ragazza di origini italiane (la sua famiglia ha le sue radici nella provincia di Varese) che aveva progettato di venire in Italia con Piotr subito dopo l’esplosione dell’affaire e potrebbe tornarci prossimamente per sviluppare alcuni progetti artistici. “Amiamo molto il cinema di Pasolini: da ‘Accattone’ a ‘Mamma Roma’, fino a ‘Teorema’. Piotr ha in mente di mettere a frutto alcune idee in Italia. Tra l’altro uno dei suoi libri verrà presto pubblicato da Giampaolo Abbondio, gallerista milanese che ha da poco creato una casa editrice”, rivela. Il russo non lo parla ancora perfettamente, “ma lo sto imparando”, assicura.
In compenso, ha scritto una tesi sulla politica estera della Russia nel mondo artico quando era una studentessa di giurisprudenza presso l’Università Panthéon-Assas (Paris II). A quei tempi curava una rubrica per la radio universitaria in cui dava spazio ad artisti russi contemporanei: un giorno, decise di contattare Piotr Pavlenski. “Ero ad Assas e a un tipo della mia classe piacevano le cose strane, come quello che faceva Piotr. All’epoca, in realtà, non mi entusiasmavano le sue performance: credevo fosse un po’ come le Pussy Riot, uno che per piacere all’occidente picchiava contro Putin. Poi ho proposto ad alcuni compagni di andare a sentire una sua conferenza organizzata da un’italiana, Ambra Giombini, e mi sono resa conto che il discorso di Piotr era totalmente diverso da quello che si sentiva nei media. Lo descrivevano come l’oppositore numero uno di Putin, ma in realtà se ne fregava completamente di lui: la sua opposizione era verso la srumentalizzazione dell’arte da parte dello stato. Così gli ho chiesto l’intervista. All’inizio mi ha detto sì, poi però è finito in prigione per aver incendiato una filiale della Banca di Francia. Un anno dopo, è uscito dal carcere, ho rilanciato il progetto e ci siamo visti. Mi piaceva, ma era in coppia. Un giorno mi ha inviato un messaggio dicendomi che era stato cacciato di casa. E da lì è iniziato tutto”, racconta Alexandra De Taddeo.
“Quando era in Russia Piotr era sostenuto dai liberali, era considerato un eroe dall’opposizione. Oggi non è più così per via delle sue opere percepite come ‘anti occidentali’, come quella della Banca di Francia. I liberali credevano che Piotr, una volta arrivato a Parigi da rifugiato politico, sarebbe diventato un artista docile, che avrebbe fatto solo cose contro Putin e avrebbe avuto come premio una mostra al Pompidou”. Quando chiediamo a questa liberale che ha sempre votato a destra e critica Macron per la gestione della Francia in modalità start-up nation quale sia il suo modello femminile ci risponde con un nome: “Valentine de Saint-Point”. La poetessa e letterata che in risposta al Manifesto futurista di Marinetti scrisse il Manifesto della donna futurista: “E’ assurdo dividere l’Umanità in uomini e donne. Essa è composta solo di femminilità e di mascolinità (…) Ogni donna deve possedere non solo virtù femminili, ma qualità virili, senza le quali non è che una femmina. L’uomo che possiede solo la forza maschia, senza l’intuizione, è un bruto”. E’ anche il manifesto di Alexandra De Taddeo.