Tra Kiev e Ankara

Quei due vicini dell'Ue che fanno impazzire Putin

Il presidente russo ed Erdogan sempre in guerra sempre da parti opposte ma sempre in grado di mantenere utilissimi modi cordiali

Micol Flammini

Che cosa sono le parole di intesa tra Ucraina e Turchia? Sanno di cooperazione e di droni e rovinano i piani del capo del Cremlino

Lo scorso fine settimana c’è stato un incontro ad Ankara tra il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e l’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky. Che fosse una visita dai risvolti inaspettati lo sapeva bene il capo del Cremlino, Vladimir Putin, che venerdì ha chiamato il suo alleato turco per dirgli quanto Kiev stesse continuando a provocare Mosca. Da settimane le truppe russe si stanno ammassando lungo il confine ucraino, concentrandosi soprattutto lungo la frontiera con le due repubbliche filorusse del Donbass, Donetsk e Lugansk, dove la guerra va avanti dal 2014. Kiev si sente in pericolo e sta cercando di coinvolgere quanti più attori internazionali le è possibile. E dopo aver sentito Unione europea e Stati Uniti, Zelensky è andato in Turchia. Con Erdogan  ha avviato alcuni progetti bilaterali che riguardano economia e sicurezza. Sono anni che i due paesi sul Mar Nero si avvicinano sempre di più. Erdogan, poi, non ha mai riconosciuto l’annessione illegittima della Crimea da parte della Russia, ed è stato sempre molto attento nei suoi rapporti con l’Ucraina. 

 

Quando Zelensky è andato ad Ankara non poteva non parlare con Erdogan di quello che accade ai suoi confini, vanno bene gli accordi commerciali, diplomatici e culturali – l’Ucraina costruirà a Kiev anche una moschea – ma in questo momento le priorità del giovane capo di stato, ex attore entrato in politica con un pizzico di ingenuità che soprattutto in questo momento i suoi elettori gli rimproverano molto, sono altre. Ha bisogni di garanzie, di sicurezza, di difesa, tanto più ora, che gli europei pensano ad altro. Erdogan, con Zelensky affianco, ha detto che la Turchia è pronta a sostenere l’Ucraina, che la situazione potrebbe risolversi attraverso il dialogo, e che la cooperazione tra le industrie della difesa di Ankara e di Kiev va avanti: questo include la condivisione di tecnologie per la produzione di droni e navi. Ha anche sottolineato che la  cooperazione non è diretta contro paesi terzi, ma a Putin il senso di questa collaborazione non è sfuggito. Nessuno più di Erdogan può disturbare i suoi progetti nell’area, sempre che ne abbia di concreti, e Putin per ora ha reagito bloccando i voli verso la Turchia. Mosca ha fatto sapere che non si tratta di una misura in risposta all’incontro di Ankara, ma ci sono molte coincidenze. 

Una delle cose che Putin ha ripetuto nella conversazione al telefono con Erdogan venerdì è stata che se sarà necessario proteggere i russi, Mosca non si tirerà indietro. Negli ultimi anni, dopo le elezioni di Zelensky, la Russia ha promosso la politica dei passaporti, arrivando a emettere più di 650 mila passaporti. Ha creato i suoi cittadini russi, la scusa, se serve, per entrare in Ucraina. Il suo rapporto con Erdogan è sempre stato fatto di compromessi e anche di passi indietro, finora il turco è  anche riuscito a frenare il Cremlino. Li abbiamo visti insieme in Siria, in Libia, nel Nagorno-Karabakh, sempre da parti opposte, sempre in guerra tra loro, ma sempre in grado di mantenere utili modi cordiali.
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)