Oltre la Germania
Che fine fa l'eredità di Angela Merkel
Riflessioni sul lascito di leader grandi come la cancelliera tedesca. E' meglio un taglio netto con il passato o una continuità che rischia di stramazzare?
Nel 1979, ’Unione (l’alleanza elettorale tra Cdu e Csu) si trovò di fronte allo stesso dilemma. Il candidato della Cdu era Ernst Albrecht, cioè il padre di Ursula von der Leyen, l’attuale presidente della Commissione europea e qualche vita fa aspirante delfino della Merkel. Il candidato della Csu era Franz Josef Strauss, che aveva un rapporto tremendo con Helmut Kohl
Chissà che cosa è meglio, per il futuro della Germania e per l’epoca post Merkel che si sta aprendo in tutta l’Europa, se un suo pallido erede che sotto quel carico di eredità rischia di stramazzare e rovinare tutto o se un conservatore di altro stampo, geografia, visione, che almeno segnerebbe un confine netto e riconoscibile tra un prima e un dopo. Armin Laschet o Markus Söder, insomma, i due contendenti che in queste ore dovrebbero essere selezionati in quelle stanze della politica dove si consumano i riti più brutali della formazione di un nuovo capo.
Noi guardiamo sospesi e sorpresi il “Patt”, lo stallo inatteso, perché la transizione tedesca condiziona la politica di tutta l’Europa – condiziona è un eufemismo: la congela – e perché l’alternanza è l’essenza delle nostre democrazie ma al tempo stesso una domanda aperta sulle leadership e sulla loro proiezione nel futuro. Meglio Laschet che rappresenta la continuità ma rischia di essere troppo debole e poco amato, o meglio Söder, l’outsider bavarese che gioca oggi a essere un fedele merkeliano ma viene da una storia tutta diversa, tutta sua? Nel 1979, in vista delle elezioni dell’anno successivo, l’Unione (l’alleanza elettorale tra Cdu e Csu) si trovò di fronte allo stesso dilemma.
Il cancelliere era il socialdemocratico Helmut Schmidt che nel 1976 aveva sconfitto l’allora candidato della Cdu, Helmut Kohl. L’Unione non volle riaffidarsi al perdente, che come sappiamo noi oggi poi si sarebbe ripreso il partito e la Germania con una forza dirompente, e si divise proprio come sta facendo oggi tra la sua anima cristianodemocratica e quella cristianosociale della Baviera. Il candidato della Cdu era Ernst Albrecht, cioè il padre di Ursula von der Leyen, l’attuale presidente della Commissione europea e qualche vita fa aspirante non ricambiata delfino della Merkel. Il candidato della Csu era Franz Josef Strauss, che aveva un rapporto tremendo con Kohl e che durante quel conflitto arrivò addirittura ad annullare l’accordo elettorale su cui si fondava l’Unione, salvo pentirsi in breve tempo quando la Cdu minacciò di presentarsi alle elezioni in Baviera. Figlio di un macellaio, Strauss aveva combattuto nella Wehrmacht durante la Seconda guerra mondiale, aveva fatto il traduttore per l’esercito americano, era stato coinvolto nello scandalo Lockheed, e dal 1961 fino al 1988, l’anno della sua morte (collassò durante una battuta di caccia), era stato il leader indiscusso della Csu. Cattolico, vedovo giovanissimo (sua moglie morì in un incidente d’auto), Strauss e la sua retorica incendiaria rappresentavano un conservatorismo diverso e per certi tratti inconciliabile con quello della Cdu. La sua nomina come candidato cancelliere fu un colpo durissimo per Kohl, il simbolo di un rifiuto che pareva irreparabile, ma che fu emendato quando Schmidt schiacciò Strauss alle elezioni.
Oggi che l’Unione è di nuovo attratta, pur per ragioni diverse, dalla sua anima bavarese, molti si chiedono se non sia un azzardo insostenibile, una martellata su un processo di transizione tanto delicato. Altri dicono che Laschet ricorda quel che fu John Major per Margaret Thatcher – brutte notizie, in ogni caso.