il recovery di atene

La Grecia ha un piano

Per non sprecare l'occasione storica, il primo ministro è pronto a tutto e ha iniziato a prepararsi con largo anticipo

Micol Flammini

Il Recovery del premier Mitsotakis è ambizioso, ma se vince la sfida sarà una rivoluzione, un momento di ricostruzione per Atene e la possibilità di portare a termine le sue promesse elettorali

Roma. Il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, ha vinto le elezioni nel 2019 con la promessa di rilanciare la Grecia attraverso un programma di riforme liberali. Che si sentisse a suo agio nei consessi europei più del suo predecessore Tsipras è stato chiaro da subito, ma la verve europeista del premier sta diventando sempre più forte  negli ultimi mesi, perché tra i capi di stato e di governo dell’Ue, Mitsotakis è quello che sta affrontando  con più determinazione  i piani di ripartenza dell’Unione europea.

 

Il piano per il Recovery fund che la Grecia manderà la prossima settimana a Bruxelles si chiama Greece 2.0. Sono duemila pagine che illustrano in che modo il governo ha intenzione di usare le risorse europee per cambiare radicalmente l’economia greca e attirare investimenti. Una fonte europea ha detto al Financial Times che tra i piani visti finora, quello greco è tra i più accurati. E’ frutto di sei mesi di lavoro, di una collaborazione intensa con i funzionari della Commissione. A Mitsotakis non è sfuggita la portata storica del progetto europeo, ha capito che con i 31 miliardi che spettano alla Grecia si potranno portare a termine le riforme che la nazione fatica a fare. La digitalizzazione è il primo obiettivo, da applicare soprattutto al settore pubblico, e poi ci sono i progetti green – a digitale e transizione ecologica sarà destinato circa il 57 per cento delle risorse (fonte Ft). Il denaro sarà usato anche per migliorare i collegamenti alla rete elettrica delle isole greche e per altri progetti che riguardano il lavoro. 

 

Nel 2020 la produzione in Grecia è scesa del dieci per cento e il rapporto debito/pil ha superato il 200 per cento. L’obiettivo di Mitsotakis è quello di aumentare il prodotto interno lordo del 7 per cento e creare, per il 2026, fino a 180 mila posti di lavoro. Le preoccupazioni non mancano, perché la sfida oltre a essere economica è anche culturale, ha detto Theodoros Skylakakis, ministro delle Finanze, e per il momento il piano rimane una promessa. Una bella promessa verso l’Europa e verso i greci. Atene è ancora  sotto un sistema di sorveglianza da parte della Commissione e l’occasione di uscirne, di riscattarsi, di migliorare la sua posizione in questo momento è unica. E’ anche il miglior sostegno alle promesse elettorali di Mitsotakis che durante la pandemia ha assunto in diverse occasioni un ruolo importante, propositivo. Lo scorso anno, si impegnò per garantire una riapertura coordinata che aiutasse a far ripartire il turismo, da cui dipende gran parte dell’economia greca. Ci è riuscito, mettendosi alla guida dei paesi del sud dell’Europa. E si è mosso in largo anticipo anche quando si è trattato di proporre un passaporto vaccinale. Il passaporto, che oggi si chiama certificato verde digitale, che servirà a muoversi per i paesi membri, non aveva il sostegno degli stati  più grandi dell’Unione. Erano soprattutto Germania e Francia a opporsi, ma Mitsotakis è riuscito a portarlo a un  vertice dei capi di stato e di governo dopo l’altro, senza lamentele,  fino a quando per l’Ue non è diventato un tema serio di cui discutere e da approvare. E’ stata una sua vittoria, e anche la vittoria di un approccio pieno di tenacia e di un premier che sembra in grado di vedere le possibilità che possono nascere da un piano di ricostruzione serio e ambizioso, soprattutto per un paese come la Grecia. 

 

Mitsotakis è arrivato al governo a capo del suo partito Nuova democrazia, portando con sé aria di restaurazione, figlio dell’ex premier Konstantinos, è un rampollo di scuola conservatrice, ma proiettato verso il futuro: si è formato in America, ha lavorato per Chase Bank e per McKinsey. Ha visto nel Recovery la possibilità di realizzare la sua promessa elettorale di riformare il suo paese. Gli scettici ci sono, ma se Mitsotakis vincerà la  sfida, la Grecia ne avrà guadagnato in ricchezza, credibilità e anche leadership europea.  

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)