Orbán, il vaccino cinese e l'impatto incerto sull'immunità europea
La bassa efficacia di Sinopharm rende l'Ungheria un potenziale rischio sanitario per l'Unione europea. Il passaporto vaccinale sarà uno scudo: i soli vaccini che sono automaticamente riconosciuti sono quelli che hanno ricevuto l’avvallo dell’Ema
L’Ungheria di Viktor Orbán si trasformerà nel Cile dell’Unione europea? Il bollettino sul Covid-19 che il governo di Budapest pubblica ogni giorno mostra da marzo una situazione sanitaria catastrofica. Eppure l’Ungheria è al secondo posto nella classifica dell’Ue per numero di persone vaccinate. Grazie all’acquisto del vaccino cinese Sinopharm e, in misura minore, del russo Sputnik V, il 34 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose e quasi il 15 per cento è totalmente vaccinata. Il governo dice che il ritmo è quasi doppio rispetto al resto dell’Ue. Ma nella cartina del Centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie gran parte dell’Ungheria rimane in rosso scuro.
Con 861 casi ogni 100 mila abitanti negli ultimi 14 giorni è il paese messo peggio in Europa, davanti a Polonia e Francia. Il picco della terza ondata, che è stato raggiunto a fine marzo, ora sembra superato. Ieri l’Ungheria ha registrato 1.645 nuovi casi di coronavirus e 199 decessi. Ma i numeri di ricoveri e morti restano impressionanti. Su poco meno di 10 milioni di abitanti, attualmente ci sono 268 mila positivi: 8.602 pazienti sono in ospedale, di cui 980 con assistenza respiratoria. Come nel caso del Cile, alcuni osservatori sospettano che il problema sia da attribuire in parte alla minor efficacia del vaccino cinese Sinopharm. In vista della riapertura dell’Ue, il caso Ungheria potrebbe porre un problema anche agli altri stati membri.
Sinopharm non ha mai annunciato dati ufficiali sulla sua efficacia. In un trial di fase III condotto in 10 paesi è stata valutata al 79 per cento. Ma Gao Fu, il capo del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha riconosciuto che i vaccini cinesi “non raggiungono tassi molto alti di protezione”. I dubbi su Sinovac, il vaccino più utilizzato in Cile, sono stati confermati da uno studio pubblicato la scorsa settimana su 10 milioni di persone: l’efficacia sarebbe del 67 per cento nel prevenire i casi sintomatici e dell’80 per cento nel prevenire i decessi. Ben al di sotto dei vaccini occidentali. I dubbi su Sinopharm sono emersi a fine marzo, quando gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato l’intenzione di somministrare una terza dose di questo vaccino, perché il livello di risposta immunitaria in alcune persone era basso.
Il 6 aprile, malgrado la situazione sanitaria ancora grave, Orbán è andato avanti con i suoi piani di riaprire il paese dopo il lockdown. Alcuni esponenti del suo governo hanno sostenuto che i vaccini orientali sono più efficaci di quelli europei. Ma i dubbi rimangono. Ieri il sottosegretario incaricato del programma di vaccinazione, István György, ha cercato nuovamente di rassicurare: “I vaccini dell’est sono efficaci e sicuri”. Il problema non riguarda tanto Sputnik V, che ha fornito poche dosi e pure in ritardo (un aereo ungherese è andato a prendere 100 mila dosi che non erano state consegnate la scorsa settimana mettendo a rischio la seconda somministrazione). La vera scommessa di Orbán è stata sul vaccino cinese con l’acquisto di 5 milioni di dosi da Sinopharm.
Secondo alcuni esperti, la minor efficacia dei vaccini cinesi potrebbe costituire un rischio sanitario. In un’Ue senza frontiere, l’Ungheria potrebbe diventare un focolaio anche per altri paesi. “E’ una questione seguita dal Comitato di sicurezza sanitaria”, ha detto ieri un portavoce della Commissione, ricordando che la strategia dell’Ue è fondata sui vaccini che hanno ottenuto “una raccomandazione positiva da parte dell'Ema per avere garanzie sulla loro efficacia e la loro sicurezza”. L’Ungheria “ha la possibilità di usare altri vaccini”, ha ricordato il portavoce.
Ma “è importante seguire l’impatto reale della vaccinazione sulla situazione sanitaria della popolazione e sulla diminuzione del rischio di trasmissione”. In ogni caso la Commissione ha previsto un parafuoco per proteggere il resto dell’Ue dalla commessa di Orbán. “Nella nostra proposta sul certificato verde digitale (il passaporto vaccinale per muoversi liberamente nell'Ue, ndr) viene detto che i soli vaccini che sono automaticamente riconosciuti sono quelli che hanno ricevuto l’avvallo dell’Ema”, ha ricordato il portavoce della Commissione. Tradotto: gli altri paesi potranno chiudere le loro porte ai cittadini ungheresi vaccinati con Sinopharm e Sputnik V.