Le intelligence europee ricostruiscono a ritroso le operazioni russe (e in Italia?)

Daniele Raineri

Grazie agli errori e alla corruzione, è possibile scoprire molto di quello che hanno fatto gli agenti russi in Europa negli ultimi anni. Inclusi sabotaggi e omicidi tra Londra e Praga e forse sei esplosioni in Bulgaria

I servizi di intelligence di tutti i paesi dell’Europa stanno ricostruendo a ritroso le incursioni dell’intelligence militare della Russia negli ultimi anni sul loro territorio, grazie agli errori recenti degli agenti russi e grazie al fatto incredibile che, grazie alla corruzione, milioni di dati russi come le liste dei passeggeri sugli aerei e gli elenchi nazionali dei passaporti sono acquistabili da chiunque sul web. E’ come se i servizi di intelligence russi avessero offerto senza volerlo un filo robusto: ad afferrarlo da un capo e a tirarlo si riesce ad arrivare a molto di quello che hanno fatto, dalla Francia a Londra, dai Paesi bassi a Praga e forse anche all’Italia. La mole di informazioni cresce di mese in mese. 

 

 

Il penultimo caso è quello ceco. Nel 2014 c’erano soltanto due fabbriche straniere capaci di produrre munizioni affidabili per l’artiglieria di epoca sovietica in dotazione all’esercito dell’Ucraina in guerra contro i separatisti. Una era sotto il controllo dei russi – quindi non accessibile. L’altra era la Emco, nella Repubblica ceca. Il governo di Kiev aveva ordinato alla Emco centinaia di migliaia di proiettili (granate, colpi di cannone, razzi) per un valore di venticinque milioni di euro ed era una quantità sufficiente a dare un contributo fondamentale alla Difesa ucraina. Ma i depositi della fabbrica a Vrbetice furono distrutti da due esplosioni, a ottobre e a dicembre, che uccisero due persone. Il mediatore  che trattava l’affare, Emilian Gebrev, fu avvelenato pochi mesi dopo e per due volte in Bulgaria, e anche suo figlio e il suo vice furono avvelenati. Il sito investigativo Bellingcat sostiene, con un’analisi pubblicata ieri, che le esplosioni e gli avvelenamenti erano un’operazione dell’unità 29155 del Gru. Si tratta di un’unità speciale dell’intelligence militare russa che si occupa di attività sovversive e sabotaggi all’estero contro i nemici di Mosca. Bellingcat lo sostiene perché ha i passaporti (con nomi finti) degli agenti del Gru e le liste dei loro voli e delle loro telefonate e vede che sono sempre sul posto quando succede qualcosa – dalle esplosioni agli avvelenamenti. Lo scopo dell’operazione era colpire i rifornimenti dell’Ucraina, che vuole riprendersi il territorio che i separatisti controllano da sei anni grazie all’aiuto dei russi. 

 

L’ultimo caso è quello bulgaro ed è collegato. Un ex ministro della Difesa della Bulgaria, Todor Tagarev, cinque giorni fa ha chiesto di riaprire le indagini sulla misteriosa sequenza di sei esplosioni nei depositi militari del paese fra il 2014 e il 2015. In una morirono quindici persone, che potrebbero essere vittime ignare delle operazioni clandestine della Russia in Europa – come le due uccise nelle esplosioni a Vrbetice e la passante inglese uccisa dall’agente nervino a Salisbury, vicino a Londra. 

 

Le ricerche di Bellingcat si basano tutte sull’indagine che portò all’identificazione dei due operativi russi che tentarono di avvelenare Skripal a Salisbury nel marzo 2018. Grazie a quella acquistarono i dati – e ne stanno trovando altri – che permettono di seguire a ritroso negli anni gli spostamenti degli agenti russi e identificarli a grappoli. E’ pacifico che le indagini rispecchino quelle che, con molta più discrezione, fanno i servizi di controspionaggio di tutta Europa, Italia inclusa. E chissà che non avessero inquadrato così e messo sotto sorveglianza da tempo anche Alexei Nemudrov e Dmitri Ostroukhov, i due agenti del Gru espulsi dall’Italia per il caso Biot. Ieri la Russia ha espulso un diplomatico italiano dall’ambasciata di Mosca, come rappresaglia: è una reazione molto blanda, il minimo che i russi potessero fare.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)