L'arresto in Francia da parte dell'antiterrorismo di Pietrostefani insieme con sei ex brigatisti rifugiati segna la fine di un'èra
La decisione di Emmanuel Macron segna ufficialmente la fine della “Dottrina Mitterrand”. Nasce dalla "necessità imperativa di costruire un’Europa della giustizia, in cui la reciproca fiducia deve essere al centro"
È stata una decisione del presidente francese Emmanuel Macron. Dopo anni di richieste da parte delle autorità italiane, questa mattina sette ex terroristi rossi rifugiati in Francia dagli anni Ottanta e protetti dalla cosiddetta “Dottrina Mitterrand” sono stati arrestati. Si tratta di Enzo Calvitti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella e Sergio Tornaghi, tutti delle Brigate rosse, di Giorgio Pietrostefani di Lotta continua e di Narciso Manenti dei Nuclei armati per il potere territoriale. Dei sette arrestati, quattro hanno una condanna all’ergastolo: Roberta Capelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi e Narciso Manenti. Per Giovanni Alimonti ed Enzo Calvitti, la pena da scontare è rispettivamente di 11 anni, 6 mesi e 9 giorni e 18 anni, 7 mesi e 25 giorni. Giorgio Pietrostefani deve invece scontare una pena di 14 anni, 2 mesi e 11 giorni.
Secondo quanto riferito dall’Eliseo, altri tre ex terroristi, Luigi Bergamin dei Proletari armati per il comunismo, Maurizio Di Marzio delle Brigate rosse, e Raffaele Ventura, esponente delle Formazioni comuniste combattenti, non erano in casa al momento dell’arrivo delle forze di polizia e sono attualmente in fuga. L’operazione di questa mattina, preparata da diversi giorni e ribattezzata “Ombre rosse” dalle autorità dei due paesi, è stata condotta dall’Antiterrorismo della polizia nazionale francese (Sdat) in collaborazione con il Servizio di cooperazione internazionale della Criminalpol, con l’Antiterrorismo della Polizia italiana e con l’esperto per la sicurezza della polizia italiana nella capitale francese.
Gli ex terroristi arrestati, entro le prossime quarantotto ore, compariranno di fronte alla procura generale della Corte d’appello di Parigi, prima che un giudice stabilisca le misure cautelari (la conferma dell’arresto o il rilascio condizionale) che rimarranno in vigore fino a che non sarà completato l’esame della richiesta di estradizione da parte dell’Italia. “Il presidente ha voluto risolvere la questione, come richiesto dall’Italia da diversi anni. La Francia, essa stessa colpita dal terrorismo, comprende l’assoluta necessità di giustizia per le vittime”, si legge nel comunicato dell’Eliseo riguardante l’operazione “Ombre rosse”. La decisione di Macron, continua la nota, nasce dalla “necessità imperativa di costruire un’Europa della giustizia, in cui la reciproca fiducia deve essere al centro”.
Le autorità italiane, secondo quanto riportato dall’Afp, avevano inizialmente richiesto l’estradizione di duecento individui, ma “un importante lavoro preparatorio bilaterale (…) ha portato a prendere in considerazione soltanto i crimini più gravi” e “le dieci richieste trasmesse alla corte d’appello di Parigi rientrano rigorosamente nel quadro della ‘dottrina Mittterrand’, poiché si tratta di reati di sangue”, secondo le parole dell’Eliseo.
Lo scorso 8 aprile, la ministra della Giustizia italiana Marta Cartabia e il suo omologo francese Éric Dupond-Moretti avevano organizzato un bilaterale in videoconferenza. Non erano trapelate molte cose sul dossier riguardante gli ex brigatisti, ma si può facilmente immaginare che la loro chiacchierata, dopo l’incontro di pochi giorni prima tra il ministro dell’Interno italiano Luciana Lamorgese e il collega francese Gérald Darmanin, sia stata decisiva. Irène Terrel, storico avvocato degli ex terroristi italiani in Francia, ha parlato di un “tradimento imperdonabile da parte della Francia”: “Sono indignata e non ho parole per descrivere questa operazione”. Macron, con questa decisione, segna ufficialmente la fine della “Dottrina Mitterrand”.
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