Verso il voto

In una città portuale inglese si vede bene il nuovo scontro tra destra e sinistra

Il 6 maggio è Election Day nel Regno Unito: ci sono contese per tutti i gusti, quella più prevedibile è a Londra, quella più dolorosa è a Edinburgo. Ma a Hartlepool ci sono tutte le battaglie politiche insieme, dalla Brexit al successo del governo nelle vaccinazioni

Paola Peduzzi

Ad Hartlepool ci sarà un’elezione suppletiva, e storia vuole che questo genere di voto premi l’opposizione: al momento qui governa il Labour, lo fa dagli anni Settanta a dire il vero (era il seggio di Peter Mandelson, architetto del New Labour blairiano), ma nel frattempo la città è stata inserita nella lista delle dieci città più impoverite del paese, ha uno dei tassi di disoccupazione più alti e nel 2019 i Tory sono arrivati secondi per tremila voti

Il 6 maggio nel Regno Unito è Election Day: si vota per le giunte comunali, per i sindaci, per il Parlamento scozzese e per altre cariche ancora. Alcune contese sono scontate: per esempio a Londra l’attuale sindaco Sadiq Khan è talmente sicuro di vincere che è stato accusato di non essersi nemmeno preso la briga di fare una campagna elettorale. Altre contese sono da mal di testa: se in Scozia lo Scotland National Party prende la maggioranza assoluta il progetto secessionista ci accompagnerà per molto tempo (ed è un compagno di viaggio che fa male). Nella maggior parte dei casi, le sfide elettorali previste sono un test per capire quanto la rivoluzione blu di Boris Johnson tiene e anzi procede e quanto la leadership laburista di Keir Starmer rafforza il partito di opposizione. Per capirlo, bisogna avventurarsi in quella zona del Regno che sta più o meno al centro del paese e che è il termometro della politica britannica: è il “wall”, il muro, che nel 2019 è diventato, nel giro di una notte, da rosso a blu. Lì si concentrano i mali e le speranze degli inglesi, dalla Brexit fino alla campagna di vaccinazione, con le fratture economiche e sociali che ne conseguono.


I commentatori inglesi agevolano  il lavoro di decifrare i flussi elettorali scegliendo  città,  aree o  segmenti demografici che siano rappresentativi delle sfide in corso. Per il 6 maggio, escludendo la questione scozzese, la scelta è caduta su Hartlepool, una città portuale del nord-est inglese famosa per i suoi cantieri navali, per una chiesa normanna e per quei tramonti che solo il mare del Nord sa regalare.

Ad Hartlepool ci sarà un’elezione suppletiva, e storia vuole che questo genere di voto premi l’opposizione: al momento qui governa il Labour, lo fa dagli anni Settanta a dire il vero (era il seggio di Peter Mandelson, architetto del New Labour blairiano), ma nel frattempo la città è stata inserita nella lista delle dieci città più impoverite del paese, ha uno dei tassi di disoccupazione più alti e nel 2019 i Tory sono arrivati secondi per tremila voti e tutt’attorno hanno conquistato seggi insperati consolidando la disfatta laburista nel nord-est inglese e facendo crollare una delle poche certezze di Hartlepool, cioè che qui non si vota per i conservatori. Keir Starmer, che è diventato leader del Labour nell’aprile dello scorso anno e quindi non ha mai avuto esperienza di comizi, mani strette, abbracci e calore elettorale, è andato a Hartlepool a sostenere il laburista Paul Williams, un medico europeista in un posto in cui il 70 per cento degli elettori ha votato per la Brexit. Si pensa che il divorzio dall’Ue sia  una questione del passato, ma gli effetti si fanno sentire ora e se ne discute tanto, anche se non si può dire che sia il tema principale:  è la campagna di vaccinazione a dominare le intenzioni di voto. Per questo il Labour trema, perché il successo di Johnson sulle vaccinazioni e le riaperture ha non soltanto cancellato dalla memoria gli errori dell’inizio della pandemia ma ha anche falsato tutti i tentativi del Labour di riprendersi indietro il suo “wall”. Il governo inglese sta spendendo molto per la ripresa e lo sta facendo soprattutto in queste zone che sono le conquiste più recenti e più preziose.


Le condizioni attorno sono alterate, ma quelle del Labour sono uguali a prima e Starmer sta ancora ricucendo la frattura tra radicali e moderati, mentre si trova spesso, per pragmatismo e per emergenza, a dover sostenere le politiche del governo. I suoi detrattori sembrano non considerare la straordinarietà del momento e la promessa che rappresentava Starmer si è molto ridimensionata. Ad Hartlepool, un’ex parlamentare laburista si è candidata con il Northern Independence party, accusa Starmer di “imitare Johnson” e sfilaccia così un elettorato di sinistra già ridotto, e incerto.
 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi